“Malpensa, basta apprendisti stregoni, serve un piano nazionale del trasporto aereo”

Rifondazione Comunista boccia l'accordo Alitalia-Ethiad e critica la gestione politica dello scalo. Con una serie di punti da cui ripartire, tra lavoro, ambiente e sviluppo del settore aereo

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Marco Zocchi, della federazione provinciale del PRC, sulla parabola dell’aeroporto di Malpensa e sulle questioni aperte e ancora da affrontare, dal lavoro all’ambiente.

Il fallimento, sotto gli occhi di tutti, della miope gestione leghista e berlusconiana di Malpensa come "sogno", "speranza" di rilancio economico ed occupazionale del territorio tra basso-varesotto e alto-milanese, nata sulle basi del famigerato baratto ambiente e salute in cambio di lavoro "buono" e sicuro, è il fallimento di un modello di sviluppo e di politica.

Un modello di sviluppo costato molto caro alle tasche dei contribuenti: 2.000 miliardi di vecchie lire, dall’inizio, tra contributi statali e dell’Unione Europea per strutture e infrastrutture e altri 1.000 miliardi tra prolungamenti delle Ferrovie Nord, Terzo Satellite e debiti del settore Handling. Con macerie lasciate anche dal punto di vista occupazionale, dagli oltre 3.000 lavoratori in Cassa Integrazione a seguito della scelta patriottica, nel 2007, del governo berlusconiano/leghista di espellere Air France a favore della cordata degli italici coraggiosi, passando attraverso la presenza del maggior numero, per una singola azienda, di contratti atipici e precari, fino all’attuale rischio di licenziamento dei 2.300 lavoratori dell’Handling. E tutto questo senza alcun risultato apprezzabile: l’ambiente e la salute sono sempre più compromessi, il Master Plan (abbandonato, ripreso, cancellato, rivitalizzato) incide come una mina anti-uomo sull’assetto urbanistico del sud della provincia di Varese, il numero di passeggeri diminuisce con trend costante, il lavoro è sempre più precario e squalificato, le infrastrutture mal combinate e frammentarie.

La proposta di accordo Alitalia-Etihad di questi giorni (sulla quale, tra l’altro, già incombe l’ipotesi di rottura) segna il coronamento di questo fallimento: le linee guida prevederebbero il rafforzamento dell’"hub" di Fiumicino, l’incremento dei movimenti su Linate (soprattutto con voli internazionali) e lo smantellamento, di fatto, dell’aeroporto della brughiera, destinato a solo scalo merci (con voli, tipicamente, notturni che andrebbero ulteriormente a colpire il già insostenibile impatto antropico ed ambientale oltre a quello occupazionale, con una riduzione fino a 800 lavoratori, quelli necessari per il solo comparto merci); il tutto in cambio di 500 milioni, qualcosa più di 30 denari, a favore di Alitalia.

C’è un’intera classe politica che deve rispondere di questo fallimento. A iniziare dallo stesso presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, che raccoglie l’eredità di quel suo collega di partito, Marco Reguzzoni, presidente leghista della Provincia di Varese dimissionario, dopo un solo anno di mandato, con lo scopo di "andare a Roma a difendere Malpena giorno e notte". L’unico successo è stata la sua elezione "romana". E tocca ora a Maroni, dopo tutti gli anni di affari, nomine di amici e amici di amici, malagestione e incompetenza, ergersi a paladino di Malpensa.

Rifondazione Comunista ha, da sempre e puntualmente, messo in luce queste criticità, sia dal punto di vista gestionale che strategico, venendo spesso tacciata di "conservatorismo ambientale", "immobilismo industriale", fino all’accusa di non voler contribuire alla creazione di posti di lavoro… I risultati parlano da soli, se anche una forza politica come il PD che ha da sempre affollato le fila degli entusiasti e dei fautori della crescita a tutti i costi dell’aeroporto (per ragioni più elettorali che strategiche) ora, con il Segretario Regionale Alfieri, pare invece e finalmente concorde con quanto da lungo tempo Rifondazione denuncia, puntualizza e propone.

Le nostre proposte sono chiare.

La questione di Sea Handling (452 milioni di euro di richiesta di rientro sugli "aiuti" di stato) deve diventare una questiona nazionale. Il Governo si deve impegnare per garantire una protezione nei prossimi anni che garantisca l’unicità aziendale e la piena occupazione dei lavoratori con l’attuale livello retributivo.

Il sistema aeroportuale italiano deve essere considerato strategico e non occasionale. Ancora in questi giorni Maroni parla di "sistema aeroportuale lombardo" senza comprendere che occorre un piano nazionale complessivo del trasporto aereo nel nostro paese che possa tenere conto, in un’ottica di equilibrio occupazionale, ambientale e urbanistico, della morfologia italiana, delle risorse, delle necessità lavorative e delle salvaguardie ambientali. Gli aeroporti del nord (15 solo tra Cuneo e Trieste) medi e medio-piccoli devono essere messi in rete e ottimizzati a seconda delle peculiarità territoriali e infrastrutturali.

Le proposte a livello locale sono tre. Operare per il controllo delle procedure sui voli notturni e sulle caratteristiche degli aerei utilizzati, criticità insite del trasporto merci cui Malpensa sembrerebbe destinata. Realizzare un Piano Urbanistico concordato con gli Enti Locali per il riutilizzo delle aree delocalizzate. Evitare l’ulteriore erosione del territorio residuo, "buono" per attività antropiche non produttive.

Una delle componenti più determinanti del fallimento di Malpensa è stata proprio l’incapacità tutta italiana (basti osservare altri importanti esempi europei) di pensare strategicamente il sistema aeroportuale e la volontà di attestarsi su posizioni elettoralistiche che poco o nulla hanno a che fare con la soluzione ottimale di una partita così complessa come quella della gestione e dello sviluppo del settore del trasporto aereo nel nostro paese. Lavoro, sviluppo, ambiente, governo del territorio possono coesistere in modo proficuo solo se si comincia ad osservare la foresta e non il singolo albero.

Marco Zocchi
Segretario Provinciale PRC – Federazione di Varese

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Pubblicato il 22 Aprile 2014
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