Ely, i lavoratori presidiano l’azienda: “Dateci i nostri soldi”

Sarebbe dovuto essere l’incontro decisivo per capire il destino della società in crisi ma la proprietà ha chiesto tempo. I dipendenti, stanchi e senza stipendio da mesi, pretendono di avere certezze in tempi brevi

Hanno aspettato per tutta la mattina davanti ai cancelli della loro azienda, sperando che la trattativa tra sindacati e azienda so concludesse con un esito positivo. E invece, i 18 lavoratori della Ely Spa sono tornati a casa con l’amaro in bocca. «Un nuovo rinvio -spiegano i sindacati una volta lasciato il tavolo- perchè l’azienda ha chiesto più tempo per reperire le risorse e pagare quanto spetta loro». Tra stipendi non pagati e altre pendenze sono infatti diverse migliaia di euro quelle che la società dovrebbe riconoscere ad ogni singolo lavoratore prima di poter avviare i meccanismi di solidarietà. Aver depositato lo scorso 9 aprile una domanda "in bianco" di concordato ha infatti drammaticamente accelerato i tempi e così molti dipendenti denunciano l’assenza di una retribuzione anche da 4 mesi.

E loro, i lavoratori, sono stanchi. «Non ce la facciamo più -commentano dal parcheggio dell’azienda- e chiediamo solo che ci venga dato quanto ci spetta». Molti sono rimasti a casa da un giorno all’altro «avvisati al telefono la sera prima» mentre qualcuno racconta anche di aver lasciato un lavoro a tempo indeterminato per la Ely «e oggi ci troviamo in queste condizioni». Lamentano un atteggiamento di chiusura totale da parte dei vertici della società e denunciano anche l’abbandono da parte delle istituzioni politiche locali. 
Il futuro dei 18 lavoratori dell’azienda, però, è strettamente legato anche alle difficoltà delle altre società del gruppo. La crisi ha infatti investito quasi interamente il gruppo creato in questi anni da Massimiliano Cagelli e i molti tavoli avviati con i lavoratori delle aziende esigono risposte concrete e immediate. Nei prossimi giorni, ad esempio, alla Ennova srl di Gorizia si dovrebbe fare chiarezza sul futuro dell’impianto a produzione di biomassa e sul destino dei dipendenti senza stipendio da mesi, mentre anche i lavoratori delle altre aziende sono pronti a richiedere maggiori garanzie sul loro impiego. Pare dunque essere arrivato al punto di svolta l’impero organizzato da Massimiliano Cagelli che tra solare, biomasse e teleriscaldamento puntava a rivoluzionare le energie alternative. Ma in pochi sono convinti che torneranno al loro posto di lavoro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Maggio 2014
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