Mister “Safe bag”: si quota in Italia e sceglie di lavorare negli Usa

Rudolph Gentile ha 41 anni e da pochi mesi ha quotato la sua società nel listino Aim della Borsa italiana riservato alle pmi. Ha trasferito famiglia e società a Miami dove ha stabilito il suo quartier generale

Si chiama Rudolph Gentile, ha 41 anni, una laurea in psicologia e un solo rimpianto: non aver lasciato prima l’Italia. Oggi è a capo di una multinazionale tascabile di successo, la Safe Bag, che impacchetta, protegge e aiuta a ritrovare i bagagli smarriti negli aeroporti di tutta Europa. Per anni questa società è cresciuta grazie alla sua capacità di creare liquidità senza indebitarsi, ma quando Gentile inizia a bussare alle porte delle banche per sviluppare il proprio business all’estero, trova un sistema che lui stesso definisce «fermo», incapace di dare una risposta adeguata. «Avevamo vinto un appalto a Miami negli Stati Uniti – racconta il presidente di Safe Bag- e ci veniva richiesta una fideiussione di 9 milioni di dollari che le banche non erano intenzionate a concederci, se non a condizioni per noi proibitive. Una banca ci ha detto: “Voi provate, poi se funziona ci risentiamo”». Così nel settembre 2013 la Safe Bag viene quotata in Borsa nel listino Aim, segmento riservato alle piccole e medie imprese, mettendo sul mercato l’11% del capitale con una raccolta di 3,5 milioni di euro. «La quotazione – continua Gentile – è stata la soluzione migliore perché, escluse le banche, il private equity avrebbe preso una quota importante dell’azienda imponendo una logica basata solo sui numeri e poco intuitiva. Invece, detenendo il 76%, posso continuare ad avere la mia visione imprenditoriale, basata anche sul rischio e non solo sui numeri».

La quotazione è costata complessivamente 900 mila euro, non proprio un giochetto. Ma i vantaggi, non solo in termini di raccolta di capitale, sono stati molti, a partire dalla visibilità sui mercati internazionali grazie ad articoli inaspettati di testate prestigiose come il “Financial Time“. Gentile ha deciso di trasferirsi con azienda, moglie e due figli a Miami negli Usa dove dice di trovarsi a suo agio perché è una società lontana anni luce dal sistema italiano poco meritocratico, dove nessuno rischia (infatti il venture capital in Italia è quasi inesistente) e continua a campare sulle rendite. «Fare impresa in America è più semplice – conclude il presidente di Safe Bag – non sei penalizzato se guadagni e soprattutto hai delle certezze: se lavori bene ti premiano, se lavori male ti penalizzano, non importa se fai l’imprenditore o il cameriere. Qualche anno fa licenziai in Italia due operai che rubavano. Il giudice di primo grado mi diede ragione, quello di secondo grado mi obbligò al reintegro con il pagamento delle spese. In quell’aeroporto ho dovuto lavorare gratis per cinque anni per recuperare i costi sostenuti».
La domanda sorge spontanea: ma perché non si è quotato in America? «Sto pensando seriamente al dual listing» conclude sorridendo Gentile.
(foto sopra, da sinistra Rudolph Gentile con Valter Lazzari, rettore della Liuc)

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 21 Maggio 2014
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