Silp: siamo preoccupati per quell’applauso che ha sconvolto molte coscienze

Il segretario generale Giorgio Saporiti commenta l'applauso al congresso del Sap agli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi

Episodi come quelli di Rimini sono gravi perché incrinano il rapporto di fiducia dei cittadini con le istituzioni fornendo un’immagine distorta della Polizia di Stato e dei suoi appartenenti.
L’applauso agli agenti condannati in via definitiva per la morte di Federico Aldrovandi al congresso del Sap (Sindacato autonomo di polizia), ha suscitato sgomento nella stragrande maggioranza delle donne e degli uomini in divisa. (nella foto: Giorgio Saporiti segretario generale del Silp Cgil)
Non ci sono e non ci possono essere giustificazioni per fatti di tale gravità. Inaccettabile il tentativo del Sap di difendere l’indifendibile, con atteggiamenti che vanno a gravare ancora di più sulle tensioni sociali, e diventano essi stessi motivi di scontro.
La domanda di molti poliziotti in questi giorni è: ma c’era proprio l’esigenza di una tale dimostrazione? La mia risposta come poliziotto e sindacalista è che la solidarietà vera si concretizza in forma silenziosa e composta, lontano dalle luci della ribalta.
Invece il clamore di un gesto così assurdo ed ingiustificabile che tanto sdegno ha suscitato, é coinciso anche con le celebrazioni della festa dei lavoratori, che non pochi problemi, oltre al dissenso unanime, ha procurato.
A Malpensa, per la manifestazione per la celebrazione regionale del 1° Maggio di CGIL CISL e UIL, erano presenti tanti lavoratori e non pochi di coloro che conoscono il mio impegno nel sindacato di Polizia, hanno avuto modo di manifestarmi la loro vicinanza. Ma molti sono stati anche gli interrogativi e le richieste di conoscere, di comprendere cosa sta succedendo all’interno della Polizia di Stato.
Particolare la testimonianza di una di queste che, dopo aver appreso la notizia, ha rivolto il suo primo pensiero allo stato d’animo che potevo avere come appartenente alla Polizia di Stato e come sindacalista della CGIL di fronte a una tale vicenda; ma quel che più è grave sono putroppo le tante testimonianze di paura avvertita ogniqualvolta si incontrano pattuglie di operatori di polizia, rispetto alle quali invece dovrebbero percepire rassicurazione, sicurezza.
Ci sono limiti che in uno stato di diritto, nessuno può oltrepassare. Al di là dei discorsi sulla legalità e sul rispetto delle sentenze – a maggior ragione se definitive – il rispetto dei valori della vita umana, del dolore di coloro che subiscono la privazione di una persona cara, non possono passare in second’ordine da chi rappresenta delle istituzioni.
Personalmente ritengo che tali comportamenti offendono anche tutti quei poliziotti che ogni giorno svolgono onestamente il proprio lavoro, con impegno, fatica e rischi incalcolabili, per la tutela della legalità per la convivenza civile e il rispetto dei diritti di tutti, ancora di più ogni volta che le provocazioni vengono mascherate da ipocrita solidarietà, ed ogni volta che nella scala dei valori, ai diritti fondamentali vengono anteposti interessi di parte.
Sono dell’opinione che, a distanza di 33 anni dalla sindacalizzazione della Polizia di Stato introdotta con Legge di riforma n. 121 del 1981, questo modello di sindacalismo abbia esaurito la sua funzione; è necessario rivedere la norma che impone ai poliziotti di essere rappresentati solamente da altri poliziotti, perché gli effetti derivanti dal corporativismo e dall’autoreferenzialità dei sindacati in Polizia sta procurando danni a quanti, donne e uomini delle istituzioni, giornalmente e con grande spirito di abnegazione svolgono un lavoro importante per la tutela dei diritti di tutti.

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Pubblicato il 06 Maggio 2014
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