“Togliete dal patto di stabilità gli interventi per i fiumi inquinati”

La proposta è contenuta in un’interrogazione dell’onorevole varesina Maria Chiara Gadda che sarà discussa nei prossimi mesi. “Con le sanzioni europee che incombono -spiega- sarebbe meglio spendere quei soldi per gli interventi piuttosto che per le multe"

La deputata varesina Maria Chiara Gadda ha depositato in parlamento un’interrogazione riguardante il tema drammatico delle acque reflue urbane per cercare di colmare un ritardo infrastrutturale non più sostenibile. “Nella gestione delle acque reflue urbane l’Italia sconta un notevole ritardo tecnologico ed infrastrutturale che va colmato con estrema urgenza" scrive la deputata, ricordando che "il 10 aprile scorso, dopo anni di verifiche, ricorsi e solleciti, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato l’infrazione commessa dal nostro paese in materia di gestione, raccolta e depurazione delle acque reflue urbane". Una situazione di arretratezza che purtroppo accomuna tutta la nostra penisola, dalla Lombardia alla Sicilia. "La sentenza della magistratura comunitaria indica con chiarezza che non è più possibile attendere ulteriormente -spiega Gadda, annunciando che- per questo motivo ho chiesto con un’interrogazione che si possa costituire un tavolo di coordinamento tra Ministero dell’Ambiente e Ministero delle Infrastrutture al fine di affrontare il tema del trattamento delle acque reflue urbane".

L’obiettivo di questa iniziativa è il risanamento di situazioni già inadempienti, la prevenzione di ulteriori casi passibili di infrazione, ed evitare sanzioni pesanti per le finanze degli enti locali coinvolti e dello Stato centrale. "La Lombardia purtroppo sconta questi ritardi e ritengo necessario che il Governo solleciti la Regione e gli Enti Locali ad un intervento rapido su un tema strategico anche se poco dibattuto", rimarca Maria Chiara Gadda. "In aggiunta, la direttiva UE indica che entro la fine del 2015 i corsi d’acqua superficiali dovranno raggiungere un "buono stato ecologico". e la direttiva prevede la possibilità di proroghe purché non si verifichino le condizioni per un ulteriore deterioramento". Il raggiungimento di questo obiettivo appare difficile alla luce della sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, che ha condannato il nostro paese per la mancanza di depuratori, reti e collettori fognari adeguati negli agglomerati urbani superiori ai 10.000 abitanti. "Senza una rapida iniziativa potrebbe scattare la seconda fase della procedura di infrazione, che prevede sanzioni finanziariamente pesanti che vanno assolutamente evitate -ammonisce Gadda spiegando che- è necessario porre grande attenzione a questo tema, perché altri agglomerati potrebbero essere passibili di infrazione". Un’analoga situazione di arretratezza ed inefficienza è riscontrabile in numerosi altri agglomerati, non ancora monitorati dalla Unione Europea visto il carico inferiore dei loro impianti, ma che spesso manifestano un cattivo funzionamento degli sfioratori, una obsolescenza delle reti fognarie, piuttosto che tombinamenti inadeguati.

Lo scenario in Provincia di Varese non è confortante, visto che diversi corpi idrici superficiali presentano uno stato scadente o pessimo. "E’ necessario procedere con il completamento di alcune infrastrutture di collettamento e depurazione, la verifica della compatibilità in caso di nuovi scarichi, la tenuta degli impianti fognari, o la messa in sicurezza dei siti contaminati" esorta Gadda. "La gestione delle acque reflue è un tema di rilievo strategico, le carenze e la frammentazione riscontrate nel sistema di collettamento idrico e depurazione fognaria non competono soltanto ad aspetti di natura ambientale ma evidenziano un ritardo infrastrutturale e tecnologico a cui bisogna rispondere con urgenza". Per questo motivo la deputata ha interrogato il governo per sapere "quali misure intenda promuovere per colmare il ritardo di diversi enti locali in questo ambito, ad esempio favorendo finanziamenti a tasso agevolato, e se non ritenga possibile consentire lo scomputo dal Patto di Stabilità delle spese per tali investimenti". In questo senso Gadda spiega che "ritengo che i fondi pubblici debbano essere impiegati per gli interventi e non per pagare le sanzioni; Il nostro paese ha bisogno di aprire i cantieri di queste opere pubbliche, affinché ci possano allineare agli standard europei in materia ambientale e in grado di rappresentare un volano per la nostra economia e per tante imprese, spesso piccole medie imprese locali”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Giugno 2014
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