Un 2 giugno speciale, una sala intitolata agli eroi di Palermo

La sala della partecipazione del comune è stata intitolata a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e agli agenti delle due scorte scomparsi nei terribili attentati di 22 anni fa

  
Per Travedona Monate il 2 giugno è stato un giorno particolare. In occasione della celebrazione della Festa della Repubblica, infatti, è stata intitolata la "sala della partecipazione" del Comune a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e a tutti gli agenti della scorta che sono morti nei due tragici attentati avvenuti 22 anni fa: Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro.  

La targa è stata scoperta dal primo cittadino Andrea Colombo con la presenza delle Agende Rosse di Varese, di Giusi Traina (sorella di Claudio Traina). Laura Parisi ha letto il messaggio scritto dal gruppo varesino.

Ricorrenze come quella di oggi non devono avere semplicemente la finalità di ricordare o commemorare quanti hanno combattuto contro la mafia e, purtroppo, sono stati uccisi! Ciò costituirebbe un atto sterile che avrebbe un limitato effetto nel cambiamento delle nostre coscienze.
In realtà, oggi siamo qui per fare memoria, ossia per rendere vivo l’insegnamento di coloro che con forza si sono opposti alla mentalità mafiosa! Hanno pagato a caro prezzo questa strenua lotta basata su senso del dovere, rispetto delle istituzioni, speranza nelle nuove generazioni, amore!
Spesso in vita sono stati osteggiati, disprezzati, isolati, ma non per questo hanno diminuito il proprio impegno costante. Essi non sono morti invano! Per noi costituiscono un esempio costante da seguire, un modello di vita! Ci mostrano con chiarezza ciò che ciascuno di noi deve fare nel proprio ambito sociale, ognuno con le proprie capacità.
Ci invitano, inoltre, a tenere sempre alta l’attenzione sul momento attuale che sta vivendo il nostro Paese e in particolare verso quella parte di magistratura che da anni ormai cerca di fare piena luce sulla stagione delle stragi del 1992-1993, nonché sulla reale, concreta e quindi non “presunta” Trattativa fra pezzi delle istituzioni e Cosa Nostra.
In queste settimane, anche nei giorni scorsi, abbiamo appreso di minacce/ordini di morte nei confronti di magistrati come Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato, o di altri membri del Pool di Palermo e della Procura di Caltanissetta. A ciò va aggiunta la delegittimazione da parte del CSM che, con una circolare interna, intende togliere la titolarità delle indagini a questi magistrati che, a rischio della propria vita, cercano verità per noi tutti.
Questo dimostra in maniera cruda una dura verità: la storia si ripete e per questo dobbiamo fare memoria e resistere!

Riteniamo personalmente che la mafia “invisibile” sia la più pericolosa. Occorre osservare la realtà con occhi puri per vederla… Se la nostra anima è corrotta, direttamente e/o indirettamente aiutiamo la mafia a nascondersi, specie quando si confonde e si fonde nei vari ambiti della società. Per questo, conoscere significa capire e mette nelle condizioni di scegliere, scegliere da che parte stare, scegliere i veri valori per cui è bello vivere.
Voglio concludere questo intervento ricordando due pensieri di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone portatori di un messaggio sempre valido ed estremamente moderno.

Giovanni Falcone, disse: «Se le istituzioni continuano nella loro politica di miopia nei confronti della mafia, temo che la loro assoluta mancanza di prestigio nelle terre in cui prospera la criminalità organizzata non farà che favorire sempre di più Cosa Nostra».
Paolo Borsellino, disse: «Lo Stato non si presenta con la faccia pulita… Che cosa si è fatto per dare allo Stato… una immagine credibile? La vera soluzione sta nell’ invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni». «No, io non mi sento protetto dallo Stato perché quando la lotta alla mafia viene delegata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine, non si incide sulle cause di questo fenomeno criminale»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Giugno 2014
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