Due mesi e mezzo di viaggio per “aprire” a tutti il Cammino di Santiago

Pietro Scidurlo, "pellegrino a forza di braccia", torna in Spagna per completare la mappatura della storica via verso Compostela: diventerà una guida per le persone con disabilità, perché possano vivere la stessa esperienza

Due mesi e mezzo di viaggio, tre "squadre" in movimento tra i sentieri e le strade asfaltate del Cammino di Santiago. Parte venerdì la nuova spedizione di Pietro Scidurlo – il "pellegrino a forza di braccia" – e FreeWheels Onlus, questa volta una vera mappatura metro a metro, per arrivare all’obbiettivo finale: scrivere una guida che accompagni persone con diverse disabilità sull’itinerario di pellegrinaggio più famoso al mondo, la strada che unisce i Pirenei con Santiago di Compostela.
«Questa volta ci siamo: partiamo in sette, quattro nel progetto FreeWheels e tre volontari aggiunti» spiega Pietro. «Altre due persone si aggiungeranno invece il 26 da Pampona, sul percorso storico».
Dal primo viaggio nel 2012, l’avventura di Pietro si è trasformata: non più una avventura personale (seppur già animata dalla voglia di condividere l’esperienza) ma una vera e propria spedizione, sostenuta dalla sua onlus Freewheels e da alcuni sponsor, come lo Sci Club 88 di Somma, ma anche altre realtà locali come Naturcoop.
Sulla fiancata del pulmino messo a disposizione dallo sci club c’è poi il vero simbolo del nuovo viaggio: la copertina della guida di Terre di Mezzo, quella che Pietro vorrebbe completare insieme a Luciano Callegari, punto di riferimento del mondo dei pellegrini (suo il sito pellegrinando.it). Terre di Mezzo è l’editore di riferimento per i "cammini" (Santiago, ma anche la Francigena), ha dato molta visibilità al progetto, a marzo c’è stata anche la presentazione a Fa’ la cosa giusta a Milano.

Ora però c’è da ri-calcare le strade del Cammino: della spedizione fanno parte Pietro, i suoi genitori, Luciano Callegari, ma anche Marco, Davide e Bruno, altri amici di altre zone d’Italia, incontrati sulla via del pellegrinaggio (non solo quella "fisica", ma anche quella fatta di racconti e scambi di esperienze). L’obbiettivo è verificare palmo a palmo il tracciato storico, quello "delle frecce gialle" fatto di strade sterrate secondarie e veri e propri sentieri, calandosi anche nei panni di persone con altre disabilità sensoriali, non solo quelle motorie. «Partirò dal Cammino delle frecce gialle: due persone ci precederanno ogni giorno in bici» racconta Pietro. «Se sulla via storica incontreranno ostacoli insormontabili comunicheranno con noi, noi cambieremo via e passeremo sulla strada d’asfalto». Il terzo gruppo della spedizione si muoverà invece con il pulmino, toccando le località di sosta e verificando anche «i "buchi" che mancano nella mappatura completa del percorso su asfalto» (già fatto negli scorsi anni; nella foto, Pietro a O Cebreiro durante il viaggio del 2012). «Quanto all’accoglienza, oggi inizia ad esistere un’idea chiara di cosa esiste e cosa non c’è: abbiamo 360 schede di albergue censiti sulla base dell’accessibilità». E al progetto si aggiungono anche altre persone ancora, con esigenze diverse: in parallelo al percorso di Pietro, si svolgerà nei prossimi mesi quello di Vincenzo, che si muoverà sul Cammino con una carrozzina a motore e verificherà la percorribilità anche di quel tratto.

Pietro Scidurlo saluterà amici e sostenitori questa sera, giovedì 10 luglio, alla Festa dell’Amicizia di Somma Lombardo, dalle 20.30.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Luglio 2014
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