“Laurenza mi ha cambiato la vita, per questo ho aiutato il Varese”

Intervista a Marco Rosi, l'imprenditore amico del presidente biancorosso intervenuto per consentire al club di ottenere le garanzie necessarie all'iscrizione. «La gente se lo merita, i calciatori no»

A margine della presentazione della campagna abbonamenti, nella sala matrimoni di Palazzo Estense, il presidente del Varese Nicola Laurenza ha rivelato per la prima volta di aver ricevuto un aiuto importante nel salvataggio della società biancorossa. E ha fatto un nome a sorpresa, che nulla c’entra con i volti noti dell’imprenditoria locale: quello di Marco Rosi.
Legnanese di origine, 44 anni, lo abbiamo "scovato" (ahinoi, solo al telefono…) a Ibiza, dove si è trasferito da due anni e mezzo e dove ha aperto il primo negozio "Oro en Euro" dell’isola, dando seguito a quanto fatto nei dieci anni precedenti in Italia.

Marco, da cosa nasce il rapporto forte che la lega al presidente Laurenza?
«L’incontro con Nicola (Laurenza ndr) mi ha cambiato la vita. Ci conoscemmo perchè frequentavo una sua dipendente, gli sistemai un telefonino e nacque un’amicizia. Allora io facevo il panettiere da parecchi anni ma volevo cambiare lavoro; lui mi propose di aprire un negozio con il suo nuovo marchio "Oro in Euro": ero titubante, ma la sua insistenza fu decisiva. Nicola e questa sua intuizione mi hanno permesso di avere una vita agiata e per questo motivo gli sarò grato per sempre».

             

 (Marco Rosi con la moglie)


Ci racconti quindi cosa è successo nei giorni scorsi.

«Ho saputo delle difficoltà che aveva Nicola nel trovare garanzie per ottenere la fideiussione e iscrivere il Varese al campionato, così l’ho chiamato nel giorno del suo compleanno (il 3 luglio ndr) e gli ho offerto il mio aiuto mettendogli a disposizione il denaro che ho mantenuto su un conto in Italia. Lui, che è testardo, ha subito detto "no", ma alla fine si è convinto e negli ultimissimi giorni ho potuto dargli un appoggio concreto».

Ma lei è appassionato di calcio?
«No, assolutamente, non lo sono mai stato, neppure da bambino. Mentre gli altri giocavano a pallone io ero una specie di McGyver. E non mi piace nemmeno leggere le cifre degli stipendi dei calciatori che guadagnano più dei piloti, con la differenza che questi ultimi rischiano la vita ogni volta che scendono in pista. Per come la penso io, gli stessi giocatori del Varese, in questo momento difficile, dovrebbero ridursi il salario: a Nicola l’ho detto chiaramente».

Quindi perché è intervenuto per salvare il Varese?
«Per quello che dicevo prima, perché per Nicola mi ha cambiato la vita: non potevo lasciarlo solo in un momento così difficile. Lui al Varese tiene molto, se non l’avesse iscritto alla Serie B ci sarebbe stato malissimo, visto il rispetto che ha per i tifosi. E quando me lo ha fatto capire, sono stato felice anch’io per la gente appassionata di questa squadra. Però ora (ride ndr) ho chiesto a Nicola di spedirci le divise ufficiali del Varese per me, il mio socio e le nostre famiglie. La maglia che abbiamo in negozio è vecchia».

A proposito del negozio: Ibizia è meta classica di calciatori. Nessuno è mai passato di lì?
«È successo, ma io non li conosco e quindi non mi ricordo chi è venuto. Di certo tra i nostri clienti ho alcuni tra i più famosi disc jockey, mentre spero che un giorno arrivi anche Valentino Rossi. Abbiamo un amico in comune: se passa gli faccio la foto con la maglia del Varese».

Per finire, ci prometta che la vedremo al "Franco Ossola".
«Nicola mi ha già invitato, credo proprio che quest’anno per qualche partita importante salirò sull’aereo per venire a fare il tifo per il Varese. Promesso».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Luglio 2014
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