Teniamo alto il livello dello sport: un amico della città e dei suoi giovani
L'importanza di un modello di regole, impegno e passione per i più giovani: il ruolo delle serie "nobili" di calcio e basket per le nuove generazioni
Il miracolo sportivo di Varese. Sì, siamo città piccola con grandi e continue presenze nel mondo professionistico, con belle prestazioni in tante discipline, infine con partecipazioni di massa alla pratica delle attività preferite. Insomma con eccezionale dignità continuiamo un percorso iniziato su più fronti negli Anni 40, dopo la guerra e oggi possiamo parlare di tradizione, di cultura vera dello sport.
Restare a certi livelli in campo nazionale comporta sacrifici e rischi: anche per la stagione 2014 – 2015 avremo Varese nella A cestistica e nella B calcistica grazie all’impegno e alla dedizione di persone degne di stima, grazie a veri amici della città che hanno capito la portata sociale e il ritorno di immagine per la nostra comunità dovuti al patrimonio costituito dalle squadre professionistiche.
Noi dobbiamo indubbiamente a Giovanni Borghi un passato di vittorie, ma soprattutto la comprensione esatta del valore dello sport come attività promozionale, come servizio di alto profilo;
non a caso dopo di lui non sono mancati uomini che con estrema generosità hanno raccolto il testimone.
Se piace ricordare in particolare Gianfranco Castiglioni e Luigi Orrigoni, non dobbiamo però dimenticare che nel patrimonio avuto in gestione ci fu anche chi vide qualcosa di personale: vezzo e vizio del calcio italico che in mezzo secolo indussero a poco eleganti risarcimenti, rimborsi se non affari.
Migliorare o mantenere le posizioni attuali di basket e calcio “pro” è un’impresa importante. L’attenzione della città è utilissima perché le due squadre sono i poli di due grandi movimenti che attraggono e tutelano centinaia di giovani e giovanissimi. Partecipare allo sforzo delle due società significa rendere più viva e competitiva la comunità. E a far sembrare meno difficile il periodo che attraversiamo. Non è poco.
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