La Regione contro il Governo: “Non accetteremo i rifiuti del sud”

Potrebbero essere centinaia di migliaia le tonnellate in arrivo nei 13 inceneritori lombardi dopo l’approvazione del decreto Sblocca Italia. Pronta la levata di scudi e la giunta regionale pensa anche ad un ricorso alla corte costituzionale

Un’invasione di rifiuti. E’ così che negli ambienti del Pirellone viene tradotto l’articolo 35 del decreto "Sblocca Italia" che prevede un piano nazionale per gestire i rifiuti. «L’articolo cancella il nuovo piano rifiuti di Regione Lombardia, superando la bacinizzazione regionale –spiega l’assessore all’ambiete Claudia Terzi- e quindi elimina le barriere esistenti alla libera circolazione dei rifiuti urbani sul territorio nazionale». In effetti la direzione in cui rema il provvedimento è quella di individuare "gli impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti, esistenti o da realizzare -si legge nel testo del decreto- per attuare un sistema integrato e moderno di gestione di tali rifiuti atto a conseguire la sicurezza nazionale nell’autosufficienza e superare le procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore".

Questi impianti saranno individuati entro metà dicembre dal governo ma nel frattempo le regioni dovranno prepararsi. «Il decreto -continua l’assessore- obbliga le Regioni ad autorizzare alla massima capacità gli impianti esistenti e dimezza i termini per l’autorizzazione di nuovi impianti, due in Lombardia oggi bloccati dal nuovo piano rifiuti». Ed è proprio questo aspetto il più duro da digerire per i lombardi. Oggi 13 dei 55 inceneritori presenti in Italia sono proprio nella regione (il 22%) e mentre negli scorsi mesi il governo regionale ha avviato un piano per dismettere i più vecchi e per ricalibrare le quantità di rifiuti bruciate, ora tutto questo lavoro finirà -letteralemente- nella spazzatura. Il caso più emblematico sarà quello di Brescia: A2A, la società che gestisce il grande impianto, potrà infatti aumentare la quantità di materiale da bruciare del 30% arrivando a toccare il milione di tonnellate all’anno. Ma all’aumento di circa 250mila tonnellate di rifiuti all’anno corrisponderanno a 140mila tonnellate di ossidi d’azoto in più nell’atmosfera già malata della Lombardia.

Il governo, si legge ancora nel decreto, spiega che questi "impianti di termotrattamento costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente". Ma nonostante questo si sta assistendo ad una levata di scudi da parte di molte forze politiche. Il Movimento 5 Stelle ha già espresso la netta contrarietà al piano facendo appello al PD che «che in Lombardia vota una moratoria sulla creazione di nuovi impianti di incenerimento e ampliamento degli esistenti e per la loro progressiva dismissione -si legge in una nota del gruppo- mentre a Roma approva un decreto nel quale i forni lombardi diventano opere strategiche». Tanti sindaci del territorio stanno contattando i propri parlamentari per bloccare il provvedimento al passaggio in aula mentre l’assessore Terzi è ancora più risoluta: «Nel corso della prossima riunione la Giunta lombarda valuterà i passi da compiere per evitare questa situazione». E sul tavolo c’è anche il ricorso alla Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 17 Settembre 2014
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