Quando a essere malato è il Servizio sanitario nazionale

Un summit internazionale in programma a Roma per discutere dei risultati di un'indagine di Transparency International sulla corruzione nella sanità. Secondo l'Ispe ogni anno 6 miliardi di euro vengono sottratti alle cure per i malati

Contrastare la corruzione e gli sprechi in sanità facendo tesoro delle esperienze maturate nei Paesi europei. Questo lo scopo del summit internazionale che vede Transparency International Italia, Ispe Sanità e RISCC lavorare fianco a fianco che si terrà il prossimo 18 settembre nell’Aula del Consiglio della Camera di Commercio di Roma a partire dalle 9.30.
Al summit parteciperanno esperti, ricercatori e decisori pubblici del Vecchio Continente. Saranno inoltre presenti il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e la professoressa Nicoletta Parisi, membro dell’Autorità Nazionale Anticorruzione e parlamentari di tutti gli schieramenti.

Negli ultimi anni, la Corte dei Conti ha più volte sottolineato come in sanità «si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare con aspetti di cattiva gestione, talvolta favoriti dalla carenza dei sistemi di controllo».
Il report dal titolo “Corruzione e sprechi in Sanità” stilato da Transparency International fotografa la situazione con dati molto precisi. Nel testo si legge che: "Il sistema sanitario nazionale è affetto da corruzione. Una malattia cronica che può essere debellata con un piano terapeutico animato da personale medico, amministrativo e politico, non ricorrendo alla sola repressione".
Per questo motivo, Transparency ha individuato una serie di indicatori in grado di allarmare chi si occupa della gestione del Sistema sanitario, sintomi che non possono essere trascurati se si vuole perseguire la salute dei cittadini e la qualità dei servizi erogati. Lo studio elenca quindi delle soluzioni per combattere efficacemente il fenomeno. Appunto nell’ambito del progetto europeo “Unhealthy Health System – Corruzione e sprechi in sanità”, finanziato dalla Commissione Europea DG Home Affairs, sono state rilevate da Transparency, alcune delle maggiori criticità: debolezza del quadro normativo, difficoltà dei controlli, asimmetria informativa, relazioni pubblico-privato, ingerenza politica, scarsi poteri di indagine e sanzionatori, basso livello di trasparenza.
A sua volta, nel suo Libro bianco 2014, Ispe-Sanità analizza puntualmente il fenomeno corruttivo. Il tasso medio stimato di corruzione e frode in sanità è del 5,59 per cento, con un intervallo che varia tra il 3,29 e il 10 per cento (Leys e Button 2013). Per la sanità italiana, che vale circa 110 miliardi di euro annuo, questo si tradurrebbe in circa 6 miliardi di euro l’anno sottratti alle cure per i malati, rendendo di fatto il SSN inaccessibile ad una quota sempre più alta di persone e famiglie. Se poi ci riferissimo a quello che viene definito corruption – sull’esempio anglosassone – ed includessimo anche sprechi e inefficienze, il conto salirebbe presto ad oltre 23 miliardi di euro.

Se poi si prende a riferimento il Global Corruption Barometer del 2013, nella percezione dei cittadini, la sanità (in particolare i servizi che seguono le gare e gli appalti) è un settore corrotto. Il 40 per cento degli Italiani intervistati – contro il 30 per cento della media UE – ritiene che la corruzione sia diffusa tra coloro che lavorano nel settore della salute pubblica. Secondo questa indagine, il 4 per cento degli italiani intervistati ha riferito di aver pagato, nel corso del 2012, una tangente per accedere al servizio sanitario: è una percentuale più alta del Belgio, della Germania, della Spagna e del Regno Unito, che si attestano, invece, tra l’1 e il 3 per cento. Tuttavia, si legge ancora, "in Francia, Spagna e Regno Unito vi è un maggior numero di cittadini rispetto all’Italia che percepisce un peggioramento della corruzione, mentre il 61 per cento dei cittadini italiani crede che la gente comune possa fare la differenza nella lotta alla corruzione" (T. Vian 2014).
Concludendo con alcune indicazioni di comportamento per i responsabili anticorruzione del settore sanitario, si raccomanda: l’applicazione dei patti di Integrità, l’implementazione di sistemi efficaci ed accessibili per la tracciabilità delle spese, l’organizzazione di momenti di formazione e comunicazione interna, l’adozione di misure in grado di valorizzare i talenti e premiare comportamenti improntati all’etica e all’integrità, la costituzione da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione di un vero e proprio network dei responsabili anticorruzione, l’introduzione di maggiori tutele e di sistemi per incentivare i whistleblower, infine, la pubblicazione delle informazioni e dei dati creati o gestiti dagli enti in formato “open”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Settembre 2014
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