Renzi: “Mille giorni sono l’ultima chance”

Il premier alla Camera e al Senato per fare il punto sul programma di governo. Riforma elettorale subito, ma no a elezioni anticipate e riforma del lavoro per rivoluzionare il Paese, critiche alla magistratura

I Mille giorni sono «l’ultima chance per l’Italia dopo aver perso tanto tempo negli anni passati».
Il premier Matteo Renzi ha iniziato così il suo discorso davanti al Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato, indicando nel febbraio 2018 la scadenza naturale del governo. Una risposta a chi, nelle settimane passate lo aveva accusato di voler "dilazionare" i tempi e un modo per "parlamentarizzare" la discussione sul percorso delle riforme che ha offerto la sponda a Renzi per ribadire di non temere le elezioni anticipate e che le riforme devono marciare "insieme"; dalla legge elettorale a quella del lavoro.

Le riforme «o si fanno tutte insieme o non si porta a casa il cambiamento» ha detto ancora il premier, facendo "viaggiare" quelle istituzionali al passo con quelle economiche e sociali e chi pratica «il benaltrismo come filosofia politica ignora il dato di fatto che non si esce con il passo della tartaruga da 20 anni di stagnazione». Il riferimento è alla riforma elettorale che «va fatta subito» per «evitare l’ennesima melina istituzionale» e a quella del lavoro con cui il diritto del lavoro sarà rivoluzionato perché «non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B» e va superato un «mondo del lavoro basato sull’apartheid». A questo proposito Renzi ribadisce che il problema non è il superamento dell’art.18, ma la semplificazione della giungla delle regole, sui cui o il Parlamento lavora, «altrimenti siamo pronti anche a intervenire con misure di urgenza».
Il premier evita di aprire lo scontro con i rigoristi europei e non fa cenno ai vincoli europei da rispettare. Ma insiste perchè la crescita torni al centro: "Siamo pronti a investire bene i 300 miliardi" annunciati da Jean Claude Juncker e di cui "chiederemo conto". Ma non rinuncia a polemizzare con "le banche d’affari che ci considerano fallite ma sono le stesse che sono fallite e sono state salvate dai nostri fondi".

Il premier ha poi fatto riferimento alle vicende giudiziarie degli ultimi giorni, quelle inerenti alla maxi tangente che l’Eni avrebbe pagato ad alcuni politici nigeriani in cambio di alcune concessioni petrolifere. «Noi aspettiamo le indagini – ha detto Renzi – e rispettiamo le sentenze ma non consentiamo ad un avviso di garanzia di cambiare la politica aziendale di questo Paese», sostiene Renzi che ribadisce l’importanza della riforma della giustizia per «cancellare lo scontro ideologico del passato» e tira dritto sulla diminuzione delle ferie dei magistrati. «Non è giusto che ci siano 45 giorni» di chiusura dei tribunali «per un servizio così delicato come la giustizia».
Sul finire del discorso il premier ha poi parlato della necessità di una legge sui diritti civili e la riforma della Rai per sottrarre «la governance alle scelte di un singolo partito».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Settembre 2014
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