Sfilano in questura le avvocatesse molestate

Dopo l'arresto del giudice di pace, ora non c'è più la paura di parlare. Più di venti le donne ascoltate, dieci solo la settimana scorsa. E ci sono nuove denunce alla polizia

«Perché non ho parlato prima? Perché avevo paura che non mi avrebbero creduto». Ci vorrebbe uno psicologo, in questura, in questi giorni, per capire meglio quali dinamiche si siano innescate, a Varese, dopo l’arresto del giudice di pace Luciano Soma. E invece ci sono gli agenti della Digos che, in qualche modo, dopo quasi due anni di indagini scabrose, un po’ psicologi lo sono diventati. Gli investigatori stanno spingendo sull’acceleratore perché hanno capito che, dopo aver scoperchiato il vaso, tutti i demoni nascosti potrebbero uscire velocemente dalla lampada.

(FOTO, L’UFFICIO DEL GIUDICE DI PACE IL GIORNO DELL’ARRESTO)

La scorsa settimana, la questura ha convocato una decine di avvocatesse che, dalle indagini, risultano aver subito tentativi di molestie da parte dell’indagato principale. Ebbene, tutte hanno confermato le accuse, ma soprattutto, alcune, hanno anche accettato di sottoscrivere una denuncia formale. Con le donne che hanno sfilato negli uffici della Digos la scorsa settimana, è arrivato a quasi 25 il numero degli avvocati ascoltati dagli inquirenti. Quello che, a conti fatti, ha davvero ha stupito i poliziotti, è la paura che le donne avevano di denunciare ciò che stava accadendo: come se avessero potuto perdere il posto, o la carriera, in caso di denuncia. Molte erano convinte di essere sole, e avevano preferito non esporsi anche dopo le prime voci. E’ comprensibile: il dottor  Soma, fino a pochi giorni fa, era solo oggetto di pettegolezzi e sussurri ma non di provvedimenti. 

La paura di denunciare emerge chiaramente, ad esempio, nella lettera della prima avvocatessa che ha parlato con la Digos. Frasi che probabilmente valgono per tutte le donne del tribunale di Varese. «Parecchie volte ho pensato di denunciare l’Avvocato Soma – ha scritto la donna – ma ho sempre avuto paura di non essere creduta. Temevo di ricevere una contro querela per calunnia. Il più grosso ostacolo è stata la mia professione. Avevo paura che anche gli altri Giudici e i colleghi potessero crearmi problemi sul lavoro e soprattutto, in caso di assoluzione del Giudice, che tutti temessero la mia presenza. Spesso mi trovo chiusa in una stanza con un Giudice o con un PM e se venissi qualificata quale “quella che si inventa gli abusi”, credo che tutti potrebbero aver paura di me».

Tornando all’indagine, domani, martedì 28 ottobre, è prevista l’udienza a Brescia del tribunale del riesame sull’arresto di Luciano Soma. L’avvocato Renato Piccinelli ha chiesto la revoca della misura cautelare. Di fronte al gip, venerdì scorso, Soma si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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Pubblicato il 27 Ottobre 2014
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