Jobs Act: scontro totale tra governo e sindacato
Renzi presenta la riforma al Business Europe, il summit degli industriali europei. Landini in corteo a Napoli lo accusa di seguire solo i poteri forti e di non aver il consenso dei lavoratori
Si avvicina il 9 dicembre, data dell’ultimo voto in Parlamento del Jobs Act e gli attriti tra sindacati e governo montano di ora in ora. Oggi, venerdì 21 novembre, il premier Matteo Renzi ha presentato la riforma al Business Europe, il forum dei presidenti di Confindustria europei dicendo che: «tolto l’ostacolo dell’articolo 18, ora si può investire in Italia».
Pesante la replica di Maurizio Landini che da Napoli, dove ha partecipato a un corteo organizzato da Fiom e Cgil, ha detto che «Renzi da solo non cambia il Paese. Da solo risponde solo ai poteri forti». Dal palco di Napoli, a quanto riferisce "il Mattino" il leader Fiom ha anche aggiunto: «Il premier ha detto che il mestiere degli altri è solo scioperare e che lui invece crea lavoro. Ho pensato che nella storia del mondo c’era stata una persona, Gesù Cristo, che aveva fatto miracoli camminando sull’acqua e moltiplicando pani e pesci, ma nemmeno lui era riuscito a creare lavoro. Mi sono chiesto se siamo di fronte ad un delirio di onnipotenza o ad una persona che non è in grado di affrontare i problemi di questo paese».
E ancora: «Riconosca che non ha il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca lavoro». Parole che scatenano un putiferio e che costringe Landini ad abbassare i toni: «Mai pensato come mi viene attribuito da alcuni mezzi di informazione – precisa – che Renzi non abbia il consenso degli onesti, ho detto – e ribadisco – che il premier non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano o che il lavoro lo cercano e che sono nella parte onesta del paese che paga le tasse».
«Si salva il lavoro – risponde Renzi – tenendo aperte le fabbriche e non alimentando polemiche, risolvendo le crisi industriali e non giocando a chi urla più forte» e ancora: «l’art.18, simbolo di una tradizione italiana ora non è più un ostacolo e possiamo ridurre le imposte. Ci sarà un decreto attuativo a gennaio – spiega – dopo che l’ultimo voto in Parlamento sarà il 9 dicembre».
Renzi, come riferisce l’Ansa, ha poi elencato davanti agli industriali europei le sette priorità del governo: la riforma della scuola, "per me è la prima", la fiscalità che "va semplificata anche perchè in Italia è impossibile renderla più difficile", la riforma della P.A, della giustizia civile, la riforma del lavoro, quella della legge elettorale e del Senato.
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