Una scuola internazionale per promuovere l’integrità nella ricerca scientifica

Plagio, falsificazione di risultati, violazione degli standard etici sono solo alcuni esempi di una “cattiva condotta nella ricerca”. L'iniziativa in programma dal 10 al 14 novembre al Collegio Cattaneo, nel Campus di Bizzozero

Plagio, falsificazione di risultati, violazione degli standard etici della ricerca su esseri umani o animali: sono solo alcuni esempi di una “cattiva condotta nella ricerca”: ossia un insieme di comportamenti messi in atto da ricercatori che, discostandosi da standard etici e scientifici possono, da un lato, comportare gravi conseguenze per il benessere e la salute dei soggetti coinvolti nella ricerca e, dall’altro, essere dannosi per la scienza stessa.
Promuovere l’integrità nella ricerca scientifica attraverso l’adesione a principi etici, prevenendo la cattiva condotta scientifica e garantendo qualità e riproducibilità dell’attività di ricerca, è l’obiettivo della Prima Scuola internazionale in metodologia, etica e integrità nella ricerca biomedica” (First Insubria International School in Methodology, Ethics and Integrity in Biomedical Research) dell’Università degli Studi dell’Insubria, in programma a Varese dal 10 al 14 novembre al Collegio Cattaneo, nel Campus di Bizzozero.
«Ogni università e istituzione scientifica deve assumersi la responsabilità di prevenire la cattiva condotta scientifica, adottando tutte le misure necessarie a rendersi garante della qualità e della riproducibilità dei risultati dell’attività dei propri ricercatori – afferma il professor Marco Cosentino, direttore del Centro di Ricerca in Farmacologia Medica dell’Università dell’Insubria e coordinatore della Scuola -. L’adesione a rigorosi principi etici e metodologici nella ricerca scientifica promuove gli scopi più generali della ricerca stessa, quali l’accrescimento della conoscenza e il perseguimento della verità, nonché la fiducia, la responsabilità, il rispetto reciproco e la correttezza. Dati fabbricati, falsificati o anche semplicemente inaccurati in una sperimentazione clinica possono causare danni o anche uccidere pazienti e, d’altra parte, il mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza nei laboratori di ricerca può compromettere direttamente la salute di chi vi lavora o li frequenta (ad esempio per motivi di studio)». Il professor Cosentino prosegue ponendo l’accento sul recente caso delle linee guida della Società Europea di Cardiologia pubblicate nel 2009 e «basate su ricerche rivelatesi in contrasto con gli standard scientifici, tanto da provocare il licenziamento dell’autore, che dimostrano la questione in maniera drammaticamente efficace: quelle linee guida, infatti, invece di ridurre il rischio di decessi potrebbero averlo addirittura aumentato, fino al 27% in più – afferma il professor Cosentino richiamando le conclusioni di uno studio pubblicato da Heart nel 2013». «La Nanyang Technological University di Singapore, da anni stabilmente nei primi posti delle classifiche internazionali delle università, ha un ufficio dedicato “all’Integrità della ricerca”, mentre negli Stati Uniti da diversi anni i National Institutes of Health statunitensi hanno un Office for Research Integrity. L’Italia, invece, è priva di qualsivoglia linea guida sull’integrità scientifica e la cattiva condotta scientifica non viene sanzionata in alcun modo. Oltretutto, la recente revisione della normativa sui concorsi universitari, con l’adozione di parametri bibliometrici quantitativi nella maggior parte dei settori disciplinari, e in particolare nell’ambito biomedico, ha introdotto una inedita pressione a pubblicare» conclude il professor Cosentino.
«La nostra Scuola intende essere il primo passo verso la definizione di un “Pacchetto formativo” di riferimento sulla metodologia della ricerca in ambito biomedico, di base e clinico. Vogliamo definire un modello utilizzabile da tutte le Università e gli enti di ricerca, per formare i giovani alla ricerca scientifica in ambito biomedico ispirata a rigore etico e metodologico – afferma il professor Mario Picozzi, docente di Bioetica clinica e co-organizzatore del corso – . Si tratta di trasmettere al tempo stesso principi generali e strumenti pratici da adottare: per esempio come scrivere un articolo corretto, come elaborare i dati dal punto di vista statistico, quali le buone pratiche di laboratorio».
Per questo la scuola si rivolge in particolare ai giovani: dottorandi e specializzandi, «ne arriveranno un centinaio dall’Italia e dall’estero – aggiunge la professoressa Franca Marino, ricercatrice in Farmacologia Medica e coordinatrice del corso di Dottorato di ricerca in Farmacologia Clinica e Sperimentale – . Ai giovani vogliamo fornire un adeguato addestramento sui principi e sulle metodologie della ricerca scientifica: una condotta sbagliata, infatti, che porti ad esempio alla pubblicazione di risultati non verificabili, può rappresentare, oltretutto, la fine della loro carriera. «L’Università dell’Insubria è una pioniera in questo campo: lo scorso anno ha organizzato un ciclo di incontri su questi temi e, soprattutto, l’Ateneo si è dotato di un Codice Etico, in ottemperanza alla Legge 240 del 2010 di riforma dell’università, che affronta in maniera concreta problemi quali il conflitto di interesse e l’integrità della ricerca» conclude la professoressa Marino.
I relatori sono tra i massimi esperti internazionali di metodologia, etica e integrità della ricerca. Oltre ai numerosi docenti dell’Università dell’Insubria e di vari altri Atenei italiani, menzioniamo Tony Mayer, Europe Representative and Research Integrity Officer president’s Office Nanyang Technological University, Singapore; Daniele Fanelli, visiting professor all’Universià di Montreal (Canada), autore di alcuni dei più importanti studi internazionali sulla cattiva condotta scientifica; Malcolm MacLeod, professore di neurologia e neuroscienze traslazionali all’Università di Edinburgo (Scozia) e tra i massimi esperti sui temi della qualità e della riproducibilità degli studi su animali in campo neurologico; Laura Ribeiro, professore nella Facoltà di Medicina dell’Università di Porto (Portogallo); Anne Wilhelmina Saskia Rutjes, esperta epidemiologa dell’Università di Berna (CH), e molti altri il cui profilo scientifico e professionale è riportato nel programma dettagliato del corso, disponibile sul web: http://goo.gl/YTL5x5.
E’ possibile iscriversi sul web utilizzando l’apposito modulo: http://goo.gl/1AJBUj
Il programma dettagliato è disponibile all’URL: http://goo.gl/4LkVa3

Per informazioni contattare la Segreteria Organizzativa:
Centro di Ricerca in Farmacologia Medica, Università degli Studi dell’Insubria
Via Ottorino Rossi n. 9, 21100 Varese VA, Italy
Phone: +39 0332 217401-397401 – Fax: +39 0332 217409-397409
E-mail Research_Integrity@uninsubria.it.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 07 Novembre 2014
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.