Tassa rifiuti: Confartigianato continua la sua azione e ricorre al TAR

L’Associazione di Viale Milano procede con azione legale nei confronti dei Comuni di Varese e Gallarate perché la tariffa rifiuti non risulti del tutto illegittima e penalizzante per le imprese del territorio

In principio fu la Tarsu poi la Tia, la Tares e la Tari. Ad ogni passaggio il conto si è fatto sempre più salato: imprese (e cittadini) non ce la fanno più.
Confartigianato Imprese Varese, dopo proposte e suggerimenti ai Comuni (spesso disattesi), ha deciso di passare alle vie legali con un ricorso al TAR. Nel mirino c’è la ripartizione della spesa per la raccolta rifiuti tra utenze domestiche e utenze non domestiche che, secondo l’Associazione di Viale Milano, penalizzerebbe le attività economiche. Ma anche la mancata previsione regolamentare di esclusione dei magazzini collegati all’esercizio delle attività produttive e la discrezionalità sino ad oggi operata nei criteri di assimilazione ai rifiuti provenienti dalle attività produttive, frequentemente riferiti agli imballaggi per i quali esiste specifica normativa nazionale che vincola al divieto di conferimento al Comune.
Nel mirino anche le aree soggette a tassazione, le percentuali di riduzione sulle superfici miste o in caso di documentato avvio a recupero, il ricorso a elementi formali per il rigetto di istanze di detassazione senza nulla considerare il dato sostanziale delle aree aziendali e dei rifiuti effettivamente prodotti, delibere di approvazione e modifiche delle tariffe rimaneggiate a più riprese.

Così, rimanevano poche strade da percorrere:

1) Il ricorso al TAR, innanzitutto nei confronti dei Comuni di Varese e Gallarate, due centri importanti sia a livello amministrativo che per le imprese della provincia, è ovviamente l’ultima azione possibile da parte della Confartigianato. Ma l’impegno dell’Associazione a favore delle imprese interesserà in modo continuo e capillare anche tutte le altre realtà comunali per poter contattare le aziende sui territori, raccogliere quanto pagato negli anni, verificare le aree assoggettate alla tassa rifiuti. Ma anche esaminare regolamenti e tariffari e presentare istanze di sgravio per i casi nei quali l’illegittimità del tributo è troppo evidente;
2) Informare le imprese dei contenuti dei regolamenti dei singoli comuni, con relative possibilità e vantaggi;
3) Presentare le domande di esclusione delle aree tassabili (scadenza entro il mese di gennaio 2015) raccogliendo prove a sostegno del diritto di ciascuna impresa a pagare per il servizio che effettivamente utilizza;
4) Individuare le modalità di applicazione di eventuali agevolazioni nascoste dietro diciture tecniche, talvolta scritte in modo incomprensibile;
5) Rivendicare le riduzioni per l’avvio a recupero dei propri rifiuti, verificare i criteri di assimilazione, le autorizzazioni dei centri di raccolta o piattaforme comunali, autorizzazioni al trasporto c/proprio di rifiuti, formulari e registri di carico/scarico.

Alla vigilia della TARES, Confartigianato Varese presentò le sue preoccupazioni ai Comuni attraverso incontri, proposte, istanze di revisione e Regolamenti tipo affinché le Amministrazioni cogliessero l’opportunità, dopo anni di proroghe e rinvii, di rimodulare l’applicazione del tributo sgravando così le aree dedicate alle attività produttive per le quali la stragrande maggioranza delle imprese paga di tasca propria lo smaltimento dei rifiuti speciali.
Da parte dei Comuni, Confartigianato si sarebbe aspettata quella mossa coraggiosa di andare oltre gli algoritmi matematici con i quali si sono costruiti i Piani finanziari. A ottobre 2013, i dati elaborati su tariffe e regolamenti Tares dall’Ufficio Studi di Confartigianato Varese, evidenziò che nulla era stato fatto nell’analisi dei costi. Nessuna loro re-distribuzione tra utenze domestiche e non domestiche e nessuno studio di definizione dei coefficienti di produzione: solo un banale ripiano dei bilanci comunali.

La Tares nasceva già azzoppata, ma dopo un tale esercizio si sperava che i Comuni potessero far meglio con la TARI.
Ad aprile 2014, a livello nazionale e seppur con un dietro-front dell’ultim’ora, venne sancita l’esclusione dalla tassa rifiuti di tutte quelle aree produttive dove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali al cui smaltimento sono tenuti a provvedere, a proprie spese, i relativi produttori.

Si decideva, finalmente, che al pagamento della tassa rifiuti avrebbero dovuto provvedere solo coloro che usufruivano veramente del servizio pubblico e non le imprese che già si destreggiavano a fatica tra gestione degli imballaggi, pagamento dei contributi ai consorzi di filiera, Sistri, Conai, Mud.
E’ stato però da subito evidente che i Comuni non hanno mostrato alcuna volontà di volere considerare la facoltà di individuare le aree di produzione di rifiuti speciali non assimilabili. Nei nuovi regolamenti TARI, pubblicati in gran parte durante l’estate, si è dovuto prendere atto delle tante libere interpretazioni che nulla hanno a che vedere con il riconoscimento del diritto inequivocabile del “chi inquina paga”.

Cosa è successo?
– Da parte dei Comuni, non c’è stata alcuna trasparenza verso le imprese nel mappare il proprio territorio e verificare le aree produttive, inviare questionari di ri-accertamento delle aree, fare rete con le Associazioni imprenditoriali che potevano agevolare questi passaggi e mettere fine ad anni di confusione e norme nazionali che si contraddicono poi a livello locale.

– A prevalere invece è stata ancora una volta la matematica: la caccia ai voti elettorali di primavera ha spinto a creare “sconti” per alcune categorie ripianati con maggiori oneri su altre e ritocchi, anche in più riprese dei tariffari, senza alcuna correlazione con le entrate fiscali o con i costi effettivi del servizio. Pura e semplice quadratura matematica del Bilancio.

Insomma, burocrazia e autoreferenzialità hanno vinto ancora una volta su buon senso, cooperazione ed equità amministrativa. Se qualcuno poteva fare di più, e meglio, avrebbe avuto tutto il tempo di formulare proposte.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Novembre 2014
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