“La scienza nella pizza box” servita agli studenti dell’Acof

Il ricercatore Michele Fontana propone agli studenti il suo museo fai-da-te, che sta girando il mondo


Si può entrare nel mondo della scienza anche in maniera divertente, ma non per questo meno efficace: lo possono testimoniare gli studenti del Liceo Internazionale per l’Innovazione “Olga Fiorini”, che hanno partecipato al progetto “Science museum in a pizza box”. A proporre questo originale metodo di apprendimento è Michele Fontana, ricercatore all’università Victoria di Wellington in Nuova Zelanda,  intervenuto nei giorni scorsi nella scuola superiore quadriennale di Via Varzi: l’obiettivo dello studioso è quello di «esplorare modi interattivi e dialogici per comunicare la scienza». Da qui la sua idea di un museo contenuto “nel cartone della pizza”: un museo fai-da-te, che sono i visitatori stessi ad allestire, scegliendo fra sette oggetti, che «rappresentano spunti utili per parlare di scienza nella quotidianità». Per questo ciascuno studente viene invitato a raccontare la propria esperienza e le proprie idee sulla scienza: insomma, spiega Fontana, «si cerca di costruire un percorso esplorativo a partire dalle conoscenze dei ragazzi, lavorando su ciò che interessa a loro». 

Il ricercatore sta sperimentando a livello internazionale questo metodo, che fa parte del suo progetto di dottorato, proponendolo in diversi Paesi del mondo, allo scopo di «valutarne l’efficacia interculturale»: tant’è vero che Fontana è approdato con il suo “museo in scatola” in prestigiose istituzioni come il Museo della scienza e della tecnica di Milano, l’Exploratorium di San Francisco e la Wellcome collection di Londra, dove ha fatto tappa anche al rinomato National history museum. 

Entusiasti gli alunni del liceo quadriennale di Busto: «Abbiamo studiato in modo divertente: è stata una lezione più produttiva di quelle tradizionali», osserva Mattia Saporiti, studente di seconda. La sua compagna di classe Alessandra La Rocca ha addirittura cambiato la propria idea di scienza, che «non consiste solo in laboratori e formule, ma riguarda la vita». Insomma, aggiunge Sara Boccalatte, «abbiamo riflettuto su cose di cui non si ragiona tutti i giorni, ma che, a ben vedere, appartengono alla nostra esperienza».

L’iniziativa rientra a pieno titolo nel progetto formativo del liceo internazionale quadriennale, che l’istituto “Olga Fiorini” è stato fra i primi ad attivare in Italia: un percorso scolastico che punta molto sulla didattica laboratoriale, spesso più efficace della classica lezione frontale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Dicembre 2014
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