Commemorazione deportati Tosi, il sindaco: “E’ ora di fare qualcosa”
Nel discorso di commemorazione del gruppo di sindacalisti deportati nel 1944 nei lager tedeschi il primo cittadino ha toccato il tema del lavoro da salvare e della libertà di religione e di espressione
Si è svolta stamane l’annuale cerimonia organizzata per ricordare i lavoratori della Franco Tosi deportati nei lager nazisti il 5 gennaio 1944. La manifestazione ha visto la partecipazione di molti sindaci in rappresentanza dei 20 Comuni dell’Alto Milanese. Il primo cittadino di Legnano è intervenuto anche in rappresentanza di Giuliano Pisapia, sindaco della Città Metropolitana Milanese. Il discorso pronunciato da Alberto Centinaio, ha toccato anche la difficile vertenza in atto per poter garantire un futuro alla Franco Tosi e dei recenti drammatici fatti che recentemente hanno insanguinato Parigi.
«E’ arrivato il momento in cui chi di dovere deve assumersi le proprie responsabilità. – ha detto Centinaio in merito alla vertenza aziendale che va avanti da lungo tempo lasciando oltre 300 lavoratori nell’incertezza – Troppe parole sono già state spese, troppi politici sono passati da piazza del Monumento senza vedere risultati concreti. Occorre che il Governo dica con chiarezza se l’Italia intende continuare ad avere una propria politica industriale ed energetica. E’ inconcepibile che un’azienda come la Franco Tosi non venga considerata strategica e sia lasciata a vegetare in queste condizioni. La prossima settimana mi recherò, ancora una volta, a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, per sedermi attorno all’ennesimo “tavolo” dedicato a questa vertenza. C’è da sperare di tornare da quell’appuntamento avendo finalmente ascoltato qualche cosa di concreto e di positivo».
«Settantuno anni fa – il 5 gennaio 1944 – due camion pieni di SS, coadiuvati da reparti della milizia fascista, irruppero nella Franco Tosi per mettere fine a una lunga sequela di scioperi che paralizzava la produzione bellica. Lo fecero arrestando un gruppo di lavoratori sindacalizzati, alcuni dei quali esponenti di primo piano del movimento antifascista legnanese. Otto furono deportati nei lager tedeschi. Uno solo sarebbe tornato a casa; gli altri sette morirono di fame, freddo, lavori forzati e malattia. Pochi giorni fa, a Parigi, il mondo intero ha assistito impotente ad episodi di una violenza inaudita. Fatti che si aggiungono ad analoghi episodi che da tempo insanguinano la Nigeria e altre parti del mondo. Due sono i temi che si intrecciano alla base di questi episodi: quello della libertà di espressione e quello della violenza religiosamente motivata.
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