Flavio Oreglio, il “cabarettista scienziato” festeggia i trent’anni del Cafè Teatro (e i suoi)

Il cabarettista sarà l'ospite speciale della serata che celebra i trent'anni di attività della struttura samaratese, senza dimenticare anche

E’ laureato in biologia, con specializzazione in ecologia. Ha insegnato scienze e matematica ma nella vita è cabarettista, attore e musicista. Si potrebbe dire che Flavio Oreglio è un "cabarettista scienziato". L’attore milanese festeggia trent’anni di carriera artistica con un nuovo spettacolo dal titolo "Discorso sul metodo dell’attor comico" (debutta il 26 gennaio al Teatro della Cooperativa di Milano), dove sono presenti le passioni che l’hanno accompagnato per tutta la vita. Uno spettacolo che indaga l’arte del ridere ma dove il pragmatismo non manca.
Prima di parlare di questo però, dobbiamo dire che Oreglio sarà l’invitato speciale della festa dei trent’anni del Cafè Teatro Verghera di Samarate. Una coincidenza, quella dei due compleanni, che non è casuale. Come altri attori, oggi molto noti al pubblico infatti, anche Oreglio ha mosso i primi passi sul palcoscenico samaratese e giovedì 22 gennaio sarà l’ospite di una serata dal titolo "Trenta e lode". Un appuntamento dove ricordi, sketch e improvvisazione non mancheranno, in una chiacchierata con il patron del locale, Maurizio Castiglioni.

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Il Cafè Teatro di Samarate festeggia trent’anni con Flavio Oreglio 4 di 11

Cosa ha significato per te il Cafè Teatro di Samarate? 
«E’ stato un immediato compagno di viaggio. Ho iniziato la mia storia di cabarettista sui Navigli, a Milano, ma il Cafè Teatro di Samarate è stato tra i primi luoghi che ho frequentato. Il primo documento che attesta la mia frequentazione di quel luogo è del 1988. L’esperienza più importante che ho fatto dal punto di vista della formazione professionale è stata proprio lì: era il 1998 ed è stato al Cafè Teatro che è nato il "momento catartico", la collaborazione con Ale&Franz, canzoni che hanno fatto e fanno parte dei miei spettacoli»

Cosa potremo vedere nella serata in programma per festeggiare i trent’anni del teatro?
«La festa è in programma per il 22 gennaio e l’idea è quella di ricordare ma anche di tornare a farci sentire. La serata si chiama “Trenta e lode” e sarà una festa che proporrà sul palco proclami, aneddoti e performance. Ci sarà anche una "mostricciola". Durante l’anno saranno poi organizzati altri appuntamenti dove io sarò in scena con il debutto del mio spettacolo "Trent’anni ridendo escherzando", lo spettacolo nato per celebrare questa meta». 

Cosa conterrà questa "mostricciola" di cui ci stavi accennando qualcosa? 
«E’ una piccola mostra e mi sto divertendo moltissimo a realizzarla. Ho tenuto molto materiale di quegli anni. Ci sono fotografie, testi e l’occasione del trentennale è l’ideale per mostrarli al pubblico. Si tratta di una decina di quadri con foto, manifesti e altro per ricordare le cose che abbiamo fatto insieme»

E tu come festeggerai i tuoi trent’anni di palcoscenico?
«Oltre allo spettacolo che ti dicevo "Trent’anni ridendo e scherzando" che debutterà in primavera, ho in programma una pubblicazione celebrativa che prevede la pubblicazione del meglio di "Il momento è catartico", che oltretutto compie dieci anni. Nella nuova edizione del libro ci sarà il meglio dei tre libri pubblicati in precedenza ma anche novità. Inoltre, ho in programma un nuovo spettacolo, "Discorso sul metodo dell’attor comico" che debutta il 26 gennaio al Teatro della Cooperativa di Milano e sarà in scena fino al primo febbraio»

Uno spettacolo dove si parla dell’arte di ridere…
«Esatto. Il concetto è questo: perchè si ride? Cos’è che ci fa ridere? Se andiamo al succo della faccenda scopriamo una cosa straordinaria: l’anima del ridere è la sorpresa. Tutte le strutture narrative che fanno ridere si basano su questo elemento. Senza la sorpresa non si ride mai. Lo spettacolo affronta questo ragionamento, attraverso esempi e racconti. E’ un discorso umoristico sul comico, una comicità al quadrato, possiamo dire».

Come nasce il titolo? 

«Il titolo vuole essere un tributo a Cartesio (Discorso sul metodo) e Petrolini (Discorso dell’attor comico) simboli dei miei grandi amori. Da un parte la scienza, dall’altra il cabaret. Nello spettacolo unisco uno e l’altro. Ho scelto questo titolo perchè lo spettacolo vuole avere come scopo quello di riscoprire la vera indole del cabaret. Oggi si tende a considerare cabaret tutto quello che fa ridere ma non è così, sarebbe come dire che il mio amico Claudio è un matematico perchè dice spesso "tutto sommato"». 

Come si uniscono la passione per la scienza e il teatro? Sono due facce della stessa medaglia?
«Certo che sì. Io dovevo fare il biologo nella vita, mi sono trovato a fare il monologo. Il cabaert era il mio hobby e la biologia il mio lavoro, poi le cose si sono ribaltate. Sono contento che sia andata così, anche se non ho mai smesso di essere affascinato dalla biologia. La mia carriera è iniziata ufficialmente nel 1985 ma alle spalle avevo già 15 anni di esperienza. Parlare divertendosi e divertendo è una forma del pensiero e io ho sempre pensato che fosse la più giusta da utilizzare nella vita. Mi è sempre piaciuto far ridere le persone e trovo che il sorriso sia molto meglio del pianto. Così ho fatto diventare la risate il mio linguaggio preferito, riuscendo a mettere insieme le cose che più mi piacciono nella vita. E’ bello vedere come risata e scienza si intreccino nei miei spettacoli». 

Parlavamo di cabaret e della sua precisa identità…

«Ho sempre distinto i comici in due categorie. Quelli che raccontano le cose per far ridere e quelli che usano la risata per raccontare. Penso a Giorgio Gaber. Nessuno si sarebbe mai permesso di definirlo come comico, eppure faceva ridere tantissimo. La gente che usciva dai suoi spettacoli si fermava a riflettere su quello che aveva detto durante lo spettacolo. E’ questa una delle differenze tra varietà e cabaret. Il primo è popolato di gente che fa "pirlate", è il popolo dei guitti. Nel cabaret invece, si tende a toccare temi più ostici, ragionare intorno ad argomenti che possono anche essere pericolosi. La sfida è proprio questa, applicare la tecnica del ridere ma per raccontare qualcosa di forte e importante». 

Ci vediamo alla serata del Cafè Teatro…
 «Certo. E dopo trenta, faremo trentuno»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Gennaio 2015
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