Maurizio Lastrico: “Dopo Dante, vorrei scrivere rime con Fedez”

Il comico genovese domani sera, martedì 13 gennaio, sarà in scena al Cinema Teatro Auditorio, con il suo ultimo spettacolo "Quello che parla strano". Nell'intervista racconta dei progetti presenti e futuri

Ha conquistato il pubblico di Zelig leggendo la Divina Commedia "a modo suo". Dopo la scuola di recitazione al Teatro Stabile di Genova, ha iniziato a girare i palcoscenici d’Italia. Ha interpretando William Shakespeare e non solo, ha collaborato e collabora con il collega Gioele Dix, scrive testi teatrali e oggi torna sul palcoscenico con un nuovo spettacolo.

Stiamo parlando di Maurizio Lastrico il comico e attore genovese, riconoscibile anche per i suoi ricci ribelli, che domani sera (martedì 13) sarà di scena a Cassano Magnago, al Cinema Teatro Auditoriocon lo spettacolo "Quello che parla strano".

Uno spettacolo che vedrà Lastrico raccontare, attraverso i suoi celebri endecasillabi “danteschi”, il meglio del suo repertorio. Un narratore di storie condensate, dove la sintesi e l’omissione generano un gioco comico di grande impatto. Uno spettacolo insomma, dove non mancherà la risata. 

Come nasce questo nuovo spettacolo teatrale?
«Nasce da tutto il percorso che ho fatto in tv e in teatro. Raccoglie i testi della Divina Commedia ma anche altre cose fatte in questi anni, come quelle portate a Zelig. Possiamo dire che è una specie di "Check Point" dove si trovano dentro cose diverse e novità»

Come nascono i testi dei tuoi spettacoli?
«Partono dalla vita reale, dai racconti degli amici, da esperienze e sensazioni mie. Penso al racconto del bar di casa mia, un testo nato dalla raccolta di luoghi e persone che ho visto e poi raccontati con in una drammaturgia contemporanea. Scrivere un testo è un mix tra il mio lavoro di attore e di comico»

Come ha reagito il pubblico a questo nuovo spettacolo?
«Bene e sono molto contento perché il pubblico che mi segue è meno legato al tormentone e si presta ad essere coinvolto e a giocare ad "esercizi di stile". Ho notato che c’è un tipo di reazione teatrale, una grande voglia di partecipare e una grande attenzione. Questa per me è una cosa molto bella. Sono contento di poter salire sul palcoscenico, raccontare quello che succede tramite la recitazione e la comicità.
Credo che, nonostante il momento sia difficile, quel bisogno atavico di teatro non è ancora stato scalfito nell’essere umano.Quando sei sul palcoscenico, quello che puoi donare al pubblico, anche una risata, è qualcosa di buono"

Come è nata l’idea di rivisitare la Divina Commedia?
«E’ nata durante la scuola di recitazione, dove studiavamo Dante. Una notte ho iniziato a leggere il testo reinterpretandolo, per gioco. E’ nata così. Successivamente l’ho presentata agli autori di Zelig, è piaciuta e mi hanno preso. Non mi aspettavo assolutamente che potesse essere accolta con tanto entusiasmo»

Cosa ti ha regalato e cosa ti sta regalando l’esperienza di Zelig?
«E’ un’esperienza a cui devo tantissimo, così come devo tanto alle persone che hanno creduto in me. Anche durante tutta la fase di sperimentazione ho avuto un appoggio veramente sentito e di trasporto. Zelig si è preso una bella fetta della mia vita ma l’ho concessa molto volentieri. Ho dovuto creare un equilibrio e non è stato facile»

Che lavoro sognavi di fare da bambino?
«Penso proprio questo. E’ un sogno che ho sempre avuto. Fin da ragazzo ho capito che quello che volevo fare era comunicare con le persone. Ho iniziato da piccolo cantando in un gruppo comico e ricordo "lo shock" della risata delle gente durante i primi spettacoli. Ho sentito la loro voglia di ridere, di ascoltare quello che facevo ed è stato amore. E’ come quando in coppia vedi che una persona sta bene con te, è serena ed è appagata. Vuoi continuare a fare in modo che sia così, migliorare quella sensazione e continuare a viverla. Ho sempre saputo che la mia strada era nel teatro»

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«E’ difficile. Sogno più di serenità come essere umano e, a livello professionale, mi piacerebbe fare lo spettacolo perfetto. Trovare la quadratura massima del centro. Penso a qualcosa di comico, d’avanguardia, ricco di contenuti. Creare uno spettacolo è come fare una tela, un lavoro continuo e credo che lo spettacolo "super" avvenga solo per quello che scrivi ma anche per quello che sei in quel momento. Ci sto lavorando, anche per migliorare ed è bello. E’ un lavoro potenzialmente infinito»

C’è qualche artista con il quale ti piacerebbe lavorare o duellare sul palcoscenico?
«Sì, mi affascina il mondo del rap. Mi piacerebbe lavorare con Fedez, per esempio. Mi piacerebbe scrivere con Rocco Tanica o lavorare con Corrado Guzzanti»

QUELLO CHE PARLA STRANO
Martedi 13 Gennaio 2015 ore 21:15
– Posto unico € 20,00 –
Prenotazione biglietti presso il negozio
"CITTA’ DI MILANO" Via S.Giulio 79 – Tel.0331206633


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Gennaio 2015
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