Consigli per le imprese: quotatevi e mettete fieno in cascina

Tappa varesina del roadshow nazionale organizzato da Confindustria e Cassa Depositi e Prestiti

Convegno Univa come finanziare imprese

Non più di una settimana fa Univa e Università Liuc avevano organizzato un incontro all’ateneo di Castellanza per presentare il libro “Come finanziare l’impresa” ( Guerini Next) scritto dall’economista Anna Gervasoni. In quell’occasione Giovanni Brugnoli, presidente degli industriali varesini, definì la finanza «linfa vitale dell’impresa», denunciando allo stesso tempo la frequente mancanza di consapevolezza delle imprese in tema di cultura finanziaria («il 75% delle imprese ignora il proprio rating bancario») .

Univa è ritornata sul tema con un convegno dal titolo “Finanza per la crescita: le nuove opportunità per le imprese”, tappa varesina del roadshow nazionale organizzato da Confindustria e Cassa Depositi e Prestiti a cui hanno partecipato Giorgio Gobbi (Banca d’Italia), Francesco Pacifici (Ministero Sviluppo Economico), Andrea Novelli, (Cassa Depositi e Prestiti), Gabriele Cappellini (Fondo Italiano d’Investimento), Nunzio Visciano (Borsa Italiana), Alessandro D’Oria (ABI), Vincenzo Boccia (Confindustria) e l’imprenditore varesino Matteo Liberali presidente di Lu-Ve spa, moderati dal giornalista del “Sole24 ore” Luca Orlando.

Brugnoli, chiamato ad aprire i lavori, anche a costo di sembrare provocatorio ha ribadito l’importanza di un cambiamento nel modo in cui gli imprenditori affrontano la questione del finanziamento della propria azienda. «La finanza può arrivare anche da fonti diverse da quelle bancarie – ha detto il presidente degli industriali varesini-. Le due cose non sono alternative l’una all’altra. Per noi imprenditori la prima partita si gioca sul piano culturale, quello che deve portarci a rimetterci in gioco, avendo il giusto coraggio e coltivando la giusta preparazione per slegarci da un sistema ancora troppo bancocentrico». Anche se ci sono i segnali per andare dalla parte giusta, secondo Giorgio Gobbi della Banca d’Italia, gli istituti di credito tengono ancora stretto il cordone della borsa perché il tasso di insolvenza, pari al 4%, è ancora troppo alto.

Per ottenere la liquidità negata, le imprese hanno a disposizione almeno 4 strumenti diversi: mini-bond, factoring, private equity e la quotazione in borsa. I mini-bond, ovvero obbligazioni emesse dalle imprese per finanziarsi, rappresentano una valida alternativa e sono uno strumento in crescita con 100 emissioni negli ultimi 18 mesi per un ammontare di 4,8 miliardi di euro, di cui 3,4 miliardi relativi a emissioni tra i 150 e i 500 milioni. «Sta nascendo un’industria legata a questi strumenti – ha detto Francesco Pacifici del Mise – bisogna continuare a diffonderne la conoscenza soprattutto ora che ci sono le condizioni esterne favorevoli: tassi molto bassi e clima di fiducia in ripresa». I dati di Bankitalia dicono che sono stati raccolti sul mercato 1,4 miliardi di euro di capitale di rischio, il picco massimo degli ultimi 4 anni. Le quotazioni nell’Aim (mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese) nel 2013 sono state 15 e 5 nell’Mta (Mercato telematico azionario), 22 e 6 nel 2014, mentre a marzo del 2015 le ammissioni erano 6. Complessivamente a novembre 2014 erano 209 (erano solo 30 nel 2012) le imprese che hanno partecipato al progetto Èlite piattaforma di Borsa Italiana per accompagnare le imprese nella crescita e nell’eventuale quotazione.

Una di queste è la multinazionale tascabile Lu-Ve spa, impresa di Uboldo che progetta e realizza impianti di condizionamento in tutto il mondo, con un fatturato di 212 milioni di euro di cui un buon 70% realizzato all’estero. «. La mia famiglia ha detenuto il 100 per 100 dell’impresa solo per pochi mesi nel 2014 – ha detto Matteo Liberali -. Oggi siamo a metà del cammino della quotazione e ne portiamo i segni, avendone già sperimentato i vantaggi, come la maggiore visibilità, le opportunità e l’apprendimento che deriva dal confronto da chi è esterno all’azienda, e gli svantaggi come la difficoltà di trasmettere agli analisti la passione e spiegare cosa c’è dietro i numeri, la complessità degli accordi, i costi che aumentano così come la pressione sulla persone e l’organizzazione».

I giornalisti economici sono fortunati perché quando sono a corto di notizie possono sempre ricorrere alla formula «Spunta l’ipotesi Cassa Depositi e prestiti». La battuta di Orlando trova una conferma nelle parole di Andrea Novelli che sforna i dati dei finanziamenti della Cdp: in italia sono state finanziate 100mila pmi, 30mila nella sola Lombardia, di cui 3000 in provincia di Varese.

«La finanza delle pmi non è solo fatta di debito – ha aggiunto Gabriele Cappellini, del Fondo italiano d’investimento – in un mondo che cambia velocemente serve mettere fieno in cascina, più capitale e aumentare la parte di un mercato imprevedibile». Il rappresentate delle banche, Alessandro Doria, abituato a essere sul banco degli imputati in tema di credit crunch, ha ricordato ai tanti imprenditori presenti alle Ville Ponti il problema del sottodimensionamento delle imprese «piccole e sottocapitalizzate». Quanto basta per invocare maggiore trasparenza nel rapporto con le banche. Le conclusioni, affidate a Vincenzo Boccia di Confindustria, hanno ripreso la traccia del discorso di Brugnoli: «Se la ripresa dipende da condizioni esterne e non interne al sistema delle imprese, allora dobbiamo armare la crescita. E se la Bce e il Governo hanno una politica espansiva, occorre avere una proposta italiana nel contesto europeo. Avere banche forti e imprese deboli non è un villaggio economico equilibrato, quindi bisogna passare dalla stagione del conflitto a quella degli per la competetività. Se siamo il secondo manifatturiero al mondo con questo deficit di competitività figuratevi se non ci fosse».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 26 Marzo 2015
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