“La fantasia al potere fa fare grandi cose”

La storia esemplare di Marco Oggian, uno stage alla Mascioni di Cuvio a 15 anni, alcune imprese bizzarre e poi lavori di grafica e design sempre più importanti. Ora, a soli 25 anni, lo vuole Pull&Bear e lui non ha potuto dire di no

Marco Oggian

Avere venticinque anni (compiuti da pochissimo), un curriculum invidiabile alle spalle e un posto di lavoro come capo dipartimento del design giovani di uno dei più grossi colossi dell’abbigliamento al mondo. In tanti farebbero volentieri cambio con Marco Oggian, originario di Laveno Mombello e ora in partenza per la città spagnola di La Coruña con in tasca un contratto di assunzione a Pull&Bear, marchio che insieme a Zara, Massimo Dutti e Bershka, fa parte della scuderia del gigante spagnolo dell’abbigliamento Inditex. Ma ancora più che con il suo nuovo posto di lavoro ci sarebbe da fare cambio con la sua passione e il talento nel fare quello che fa: il designer, il creativo, il fotografo, il filmmaker e tante altre cose. Perché la meta di oggi se l’è guadagnata passo dopo passo, con la fatica e il piacere e il frutto dei suoi lavori.

Ci ha contattato poco prima della partenza ma, lo diciamo noi per lui, non certo con l’intento di farsi pubblicità. Non ne ha davvero bisogno. Piuttosto con la voglia di lasciare un messaggio a tutti quei giovani che come lui coltivano ogni giorno le proprie passioni senza aver ancora raggiunto il successo: «lasciate perdere le lamentele – dice Marco – e non arrendetevi perché non è impossibile: provateci, provateci e riprovateci».

Oggian si era già guadagnato alcune pagine sui giornali locali con una sua bizzarra impresa a metà tra il marketing e il guinness world record (foto in basso). Si era infilato in una macchina e ci aveva fatto in un mese il giro di mezza Italia con una videocamera che lo riprendeva 24 ore su 24 trasmettendo la sua impresa in streaming. Piccolo particolare: per tutto il tragitto non ha messo mai piede fuori dall’auto. Fu un’impresa molto curiosa che ebbe eco sulla stampa generalista ma non quanta ne hanno avuta negli anni i suoi lavori di design e grafica sulle riviste specializzate, un’eco coronata da una doppia paginata su Computer Art (pubblicazione che è punto di riferimento in Italia e nel Regno Unito per i creativi digitali) a lui dedicata.

E pensare che tutto è nato da uno stage alla Mascioni, l’azienda che si occupa di tessuti. Marco ha sempre avuto la passione per il disegno e la grafica e mentre faceva il liceo artistico, all’età di 15 anni, si è trovato a fare uno stage estivo all’azienda di Cuvio dove ha scoperto il mondo dei programmi di grafica per tessuti. Un po’ ci ha giocato e un po’ ha sperimentato, sta di fatto che proprio durante lo stage ha creato un pattern che è stato acquistato in esclusiva niente di meno che da Zara. 

Da quel momento ha cominciato a fare lavori di grafica e design alternando con la conclusione del liceo, un anno all’università svizzera Supsi e i lavori al supermercato come commesso per pagarsi le vacanze. Poi con l’arrivo dei suoi primi incarichi come art director di alcune agenzie, ha cominciato a sperimentare a 360°: «Il mio motto è sempre stato quello di cercare di imparare a fare più cose possibili – racconta Marco -, ed è quello che consiglio in questo campo. Ho imparato a fare il fotografo, a realizzare filmati, a curare campagne pubblicitarie dalla A alla Z». Così ha raccolto il primo risultato: Behance, il più importante sito di portfolio online, ha premiato  il suo come il secondo miglior portfolio d’Italia. 

Poi sono arrivate le prime posizioni interessanti: marchi come Brekka e Volcom, esperienze in casting, agenzie, ma anche alcuni progetti autonomi creati e portati avanti insieme agli amici: il marchio Color Propaganda, la società True Color Film per la realizzazione e l’editing di video legati al mondo dello snowboard, lavori in giro per il mondo: dalle grafiche per i jeans in Canada ai marchi per snowboard americani ai caratteri grafici in Nuova Zelanda. «Non tutto è filato sempre liscio – spiega Marco -, questo è un mondo dove spesso si guadagna poco o si viene pagati con enorme ritardo. Ma l’importante per me è sempre stato fare esperienze. E il mio sogno era e rimane quello di aprire uno studio creativo insieme agli amici di sempre».

Un sogno che ha subito un piccolo rallentamento quando un pomeriggio Marco ha ricevuto una chiamata su Skype direttamente da La Coruña con la proposta di lavorare per Pull&Bear. «Era un venerdì e di istinto ho risposto che non potevo accettare perché volevo lavorare al mio sogno dello studio». Dall’altra parte del monitor erano increduli, la posizione che gli avevano offerto non era di quelle che si rifiutano con leggerezza. E così il lunedì successivo è stato ricontattato: Pull&Bear aveva scelto lui e non gli ha dato scelta, gli hanno chiesto se preferiva trasferirsi a La Coruña o in California e Marco ha accettato: partirà ad aprile per la Spagna.

«Prima di partire ci tenevo a lasciare un messaggio positivo – racconta Marco – e spero che possa essere d’aiuto. Vorrei anche consigliare una lettura: “Let my people go surfing” di Yvon Chouinard, scalatore e fondatore del marchio Patagonia. È una lettura molto bella perché racconta di un uomo molto profondo: Chouinard voleva diventare il migliore, non il più grande importante o potente, cose che io vedo come accezioni negative, ma il più bravo. Voleva trasmettere del bello e del bene, è lui che ha detto che il miglior design non ha bisogno di design e quando una cosa funziona non ha bisogno di pubblicità. E questo è anche il mio consiglio: oggi veniamo sommersi dalla paura. C’è solo odio verso il prossimo, voglia di mettersi nel proprio guscio e cacciare lo sconosciuto. Invece dobbiamo imparare a cercare il bello delle cose. Dobbiamo imparare a seguire il bello».

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Marzo 2015
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