Un documentario sul teatro equestre di Giovanni Lindo Ferretti
L'opera, diretta dal varesino Paolo Boriani e prodotta da Sky Arte, racconta che "cosa è il teatro equestre, un unicum in Italia e racconta la nascita di Saga, una lezione sulla storia italiana"
Un documentario sul teatro equestre. È quello che ha diretto il varesino Paolo Boriani con l’opera dal titolo Saga e che approfondisce il lavoro sul teatro equestre di Giovanni Lindo Ferretti e della Corte Transumante di Nasseta. Il documentario è prodotto in collaborazione con Sky Arte HD e sarà proiettato in anteprima a Milano l’11 marzo 2015 ai Frigoriferi Milanesi.
«Dall’ultimo album di Giovanni Lindo Ferretti, “Saga, Il Canto Dei Canti”, è nato Saga, opera equestre di Giovanni Lindo Ferretti e della Corte Transumante di Nasseta, “libera compagnia di uomini cavalli e montagne” – si legge nelle note di produzione del film -. Il documentario, attraverso la voce di Giovanni Lindo Ferretti, racconta che cosa è il teatro equestre, un unicum in Italia, e racconta la nascita di Saga, una lezione sulla storia italiana, una lezione sulla bellezza, dove i protagonisti sono i cavalieri e i cavalli della Corte Transumante di Nasseta. Il documentario, ambientato ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, dove a giugno è stato rappresentato Saga, mette in immagini l’opera equestre e ciò che c’è attorno all’opera, la vita della Corte Transumante di Nasseta».
A spiegare come è nata l’idea e lo stesso regista Paolo Boriani: «La mia idea era di dare una forma a Saga, o di concretizzare la materia di Saga, attraverso uno sguardo vero. E ho allora lavorato da un mio angolo, “a distanza” da Giovanni e da Saga. Perché non è da vicino che si vede, è da una giusta distanza che si vede. Ciò che ho fatto per restituire la statura di Giovanni Lindo Ferretti e di Saga è stato mettere il mio piccolo sguardo nel grande sguardo di Saga senza paura. Perché Saga ti può schiacciare con la sua bellezza. Ho poi cercato di essere il più pulito possibile e rigoroso per la ripresa dell’opera. Ho scelto dei tagli duri e geometrici. L’opera equestre è come un balletto. Se sposti la telecamera l’opera non è buona. Io non l’ho mai spostata di un millimetro. La bellezza dei cavalli non è solo nel vederli, è anche nel non vederli, è nel perderli nell’inquadratura».
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