La Corte europea condanna l’Italia per i fatti del 2001: “Alla Diaz fu tortura”
Il ricorso alla sede di giustizia europea sulla scuola Diaz è arrivato grazie al caso di un uomo, Arnaldo Cestaro, che aveva 62 anni all'epoca dei fatti e che fu vittima di violenze
Quello che successe all’interno della scuola Diaz a Genova durante i giorni del G8 nel 2001 fu tortura. Lo dice la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 3 della Convenzione, secondo cui “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
Quanto compiuto dalle forze dell’ordine italiane nell’irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 «deve essere qualificato come tortura» ha precisato la Corte che ha condannato il nostro Paese non solo per quanto fatto ai manifestanti, ma anche perché non è in possesso di una legislazione adeguata a punire il reato di tortura.
Il ricorso alla sede di giustizia europea è arrivato grazie al caso di un uomo, Arnaldo Cestaro, che aveva 62 anni all’epoca dei fatti e che fu vittima di violenze che furono perpetrate proprio all’interno della scuola nella notte del 21 luglio 2001. Cestaro fu colpito sulla testa, sulle braccia e le gambe, riportando fratture multiple, per le quali fu successivamente operato in ospedale a Genova.
Nella sede della scuola elementare Diaz di Genova aveva sede uno degli uffici del Genoa Social Forum, l’insieme delle associazioni e i gruppi che contestavano la riunione dei capi di stato. Alla fine dell’operazione la polizia arrestò 93 persone. Ventotto persone furono ricoverate nei vari ospedali della città. La maggior parte di loro fu portata alla caserma di Bolzaneto insieme agli altri 65 arrestati. Solo sette persone su 93 non riportarono lesioni. I feriti furono una sessantina, cinque in pericolo di vita e molti di loro con fratture multiple.
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