Gli artigiani al governo: “Non bastano i tweet a cambiare il paese”

L'assemblea di Confartigianato torna a chiedere con forza una riduzione delle tasse e si appella al governo: "Il lavoro non si crea per decreto legge"

Assemblea Confartigianato

E’ una relazione dura e con un semplice elenco di richieste e preoccupazioni quella che emerge dall’assemblea nazionale di Confartigianato che mercoledì 20 maggio ha portato ad Expo centinaia di imprenditori. «Meno annunci, meno personalismi, meno ansie di protagonismo ma più attenzione alla realtà, maggiore ascolto, più cambiamenti concreti. Di questo hanno bisogno le imprese, di questo ha bisogno il Paese» ha arringato dal palco Giorgio Merletti, Presidente dell’associazione.

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Confartigianato in assemblea ad Expo 4 di 15

Secondo Merletti «non possiamo cullarci nel libro dei sogni oppure accontentarci di qualche tweet pieno di entusiasmo» perché da nord a sud del Paese «non scorgo ancora gli effetti della ripresa quanto piuttosto l’ansia e l’attesa di vedere concretamente realizzati quei cambiamenti di passo tanto annunciati». Gli artigiani riconoscono quanto fatto dal governo -dalla delega fiscale ai provvedimenti sul lavoro- ma bacchettano sulla semplificazione burocratica, sulla mancanza di credito e su quello che più serve: una riduzione delle tasse. «Non è possibile -continua Merletti- che un bene utilizzato nell’impresa, che serve per creare reddito e sviluppo per il Paese, venga trattato come un immobile da tassare».

Ma Confartigianato è preoccupata anche per alcuni dei progetti più importanti del governo, primo tra tutti il Job Act che «sta cannibalizzando il sistema dell’apprendistato» perché «occorre ridurre la distanza che separa la scuola dal mondo del lavoro» dal momento che l’apprendistato è «l’assunzione di una grande responsabilità: quella di creare un legame tra il presente (i nostri imprenditori) ed il futuro (i nostri giovani)». Il provvedimento non viene accolto con preventivo entusiasmo anche perché «dobbiamo ancora capire quante assunzioni stabili contribuirà davvero a creare» ricordando che «l’occupazione non si crea per decreto: se le imprese non hanno lavoro, non possono nemmeno offrirlo».

Gli artigiani però non ci stanno ad entrare nella categoria battezzata dal Premier Renzi dei professionisti del non ce la farete mai dal momento che «chi ha maggiore fede nel futuro, maggiore speranza e maggiore ottimismo di un imprenditore che ogni giorno trova le forze per aprire la propria azienda. Ogni giorno noi compiamo un atto di fede in noi stessi, nella società, nei nostri collaboratori e clienti, in una parola: nell’uomo e nelle sue immense capacità di trasformazione del mondo».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Maggio 2015
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