Coldiretti: col latte in polvere a rischio la tradizione casearia italiana

Gli allevatori sul piede di guerra contro la Commissione Europea che ha dato il via libera all’utilizzo di ingredienti manipolati per la produzione di formaggi e yogurt

coldiretti roma 8 luglio 2015

La Coldiretti è oggi in piazza a Roma per avere il sostegno di cittadini e istituzioni per denunciare il rischio che corrono i prodotti caseari della tradizione italiana: il via libera alla polvere di latte farà sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni.

Nell’elenco diffuso sono ad esempio 63 i formaggi Lombardi che sparirebbero, per esempio lo stracchino, la crescenza, il fontal, la robiola o il bagoss.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione della mobilitazione di allevatori, casari e consumatori in piazza Montecitorio a difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte “che danneggia e inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale” si legge in una nota. L’associazione fa i conti: “Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro – sottolinea la Coldiretti – è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori”.

Il pressing esercitato dalla Commissione Europea sull’Italia ha già stimolato – sottolinea la Coldiretti – gli interessi degli speculatori con le importazioni di latte e crema in polvere che sono aumentate del 16 per cento nel primo trimestre 2015 rispetto allo scorso anno, secondo una analisi della Coldiretti. E non è certo casuale – precisa la Coldiretti – che i 2/3 delle importazioni provengano da Francia e Germania, l’asse che detta la linea politica dell’Unione Europea”.

E’ in corso – dicono gli allevatori – un pericoloso braccio di ferro che potrebbe portare alla chiusura delle stalle, alla perdita di posti di lavoro, all’omologazione e all’appiattimento qualitativo della produzione nazionale dopo la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea, che è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte)”.

“Si vuole porre fine – precisa la Coldiretti – al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n. 138 dell’11 aprile del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma – continua la Coldiretti – provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy”.

La polvere di latte – spiega la Coldiretti – è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che puo’ arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante”.

L’Italia grazie alla tutela della legge nazionale ha conquistato un primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale che lo scellerato comportamento delle lobby industriali rischia ora di far crollare, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Una azione – conclude Moncalvo – che apre le porte alle frodi, danneggia i consumatori italiani con l’offerta di prodotti di basso standard qualitativo con pesanti effetti sul piano economico, occupazionale e ambientale in un momento in cui l’Italia deve puntare sulle sue distintività per tornare a crescere”.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Luglio 2015
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