“Due gesti diversi, su cui ragionare”

Una riflessione di Massimo Ceriani, dell'Anpi di Samarate, su due fatti avvenuti questa estate: un ricordo di un giovanissimo fascista fucilato lasciato sul cippo dei partigiani samaratesi e i funerali di Fabio Castano

festa della resistenza anpi

Il cippo dei partigiani samaratesi e i funerali di Fabio Castano personaggio della destra varesina

L’altro giorno un giornalista della Prealpina mi ha chiesto cosa pensassi della cartolina apposta alla base del cippo dei partigiani samaratesi; una cartolina con il volto di Mario Onesti, un giovane fascista di 19 anni, fucilato in piazza a Samarate il 27 aprile del 1945.
Sono andato al cippo e ho visto la cartolina: non mi è sembrato uno sfregio, la persona, probabilmente un familiare del giovane, chiedeva con il suo gesto di ricordare quella vita e nelle parole usate, “ hanno ucciso nel modo più vile all’alba di quella che hanno chiamato libertà”, ha rivendicato le ragioni del fascismo, equiparando di quegli anni le violenze esercitate da partigiani e da fascisti.
“Quindi lo spirito dei nostri e quello della brigata nera .. la stessa cosa? – La stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato; qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini, che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che  è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare  i fascisti, che  li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, tutto servirà se non  a liberare noi a liberare  i nostri figli … L’altra  è la  parte dei gesti perduti, degli inutili furori e inutili anche se vincessero, perché non servono a liberare ma a ripetere e  perpetuare quel furore e quell’odio …”
Così Calvino, in Il sentiero dei nidi di ragno,  ci mette  in mostra  il dialogo tra due partigiani e ci suggerisce il significato della Resistenza e della scelta di molti italiani, in un clima di guerra, di rottura con il fascismo, le sue  illibertà, la sua dittatura, le guerre e i lutti che ha provocato, le leggi razziali e il sostegno ai nazisti nelle deportazioni ai campi di sterminio; e il valore dell’antifascismo che  è stato un percorso di libertà e di emancipazione, che ha prodotto la nostra Costituzione repubblicana e ha cercato di dare vita a un nuovo inizio.

Vorremmo fare alcune riflessioni a partire dalla cartolina sul cippo dei partigiani samaratesi e da un altro episodio accaduto agli inizi di agosto a Gallarate, ai funerali dell’ex vicesindaco e personaggio della destra varesina Fabio Castano. Mentre il gesto del familiare di Mario Onesti ha una cifra intima e chiede soprattutto la pietà per i morti, nel caso del funerale di Fabio Castano siamo di fronte all’orgoglio fascista; quelle mani alzate nel saluto romano ci indicano la presenza di una famiglia politica che ostenta pubblicamente il suo vigore, che rivendica il passato del fascismo e la sua attualità; anche la moglie è tesa nella sua posizione: “Basta con queste polemiche sterili e inutili. Lo sanno tutti che Fabio era un fascista e non lo ha mai nascosto. Ora cosa vogliono queste persone? Vogliono che tutti la pensino come loro? Vogliono dirci come dobbiamo fare un funerale? Sapete cosa rispondo?  sarò io in prima fila al cimitero con il braccio teso per dare a Fabio il saluto che lui stesse avrebbe voluto”.
Ma c’è solo nostalgia del ventennio? O questa scena dei funerali e l’ostentazione di un neofascismo non prospetta in altri luoghi e momenti la realtà variegata delle nuove destre che  in Europa e in Italia chiedono ordine e gerarchia sociale, scelgono politiche di respingimento di immigrati e diversi, operano per un ritorno dei nazionalismi e dell’Occidente cristiano ed esprimono una cultura affascinata dalla “bella morte”.
I sindaci Farioli di Busto e Guenzani di Gallarate, di quell’episodio e delle polemiche che ne sono seguite, hanno sottolineato il rispetto dovuto a chi muore: “il silenzio e la preghiera” e la vicinanza ai familiari, anche chiamando in causa “la logica di Angioletto Castiglioni dell’amore e non dell’odio sterile e fuori tempo”; rispetto che si è esteso a Checco Lattuada, consigliere comunale della maggioranza bustocca, che ha lanciato il saluto romano, che è, come dice Farioli, “la sua testimonianza da uomo pubblico”.
Non so se  è un discorso da “attempati reduci” osservare e prendere  parola su vicende come queste, e quanto sia importante cogliere sotto la superficie qualche altra cosa che ha a che vedere con le tensioni e le contraddizioni di questa nostra società. Il significato storico della Resistenza è stato importante. La Resistenza  è storia, è la nostra storia; chi rifiuta la Resistenza, rifiuta questa storia: si mette fuori dell’Italia vivente, invoca un’Italia di fantasmi o peggio di spettri.
E’ certamente serio tenere aperto il discorso sulla Resistenza, il fascismo e  il neofascismo…
Ci sono care  le parole di Norberto Bobbio scritte nel 1973: “Se in una società sempre  più corrotta e volgare come  la nostra, abbiamo ancora qualche ragione di guardare al passato e di trarne  un conforto, questo passato è la Resistenza viva, non quella imbalsamata, incompiuta  o interrotta, la Resistenza come  impeto, destinata a indicare, ancora  oggi, una meta ideale più che prescrivere un risultato, con tutte le sue debolezze e le sue speranze, con i suoi sacrifici, i suoi ardimenti, la sua nobiltà”.
La Resistenza tende a combattere gli errori del presente. L a Resistenza è rivolta all’avvenire.

26 agosto 2015
Massimo Ceriani
Anpi di Samarate

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Agosto 2015
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