L’ultima pedalata davanti all’Atlantico

In due settimane Simon e Stefano sono arrivati alla foce del Reno. "All'arrivo sull'Oceano l'emozione era tanta. Eravamo al capolinea, dopo 1.434 km, del nostro viaggio"

La ciclabile del Reno

«All’arrivo sull’Oceano l’emozione era tanta. Eravamo al capolinea, dopo 1.434 km, del nostro viaggio».

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La pista del Reno 4 di 12

Le ultime parole del lungo messaggio di Stefano e Simon sono chiare e traspare tutto il loro entusiasmo di ventenni di fronte alla loro più grande impresa. Poco meno di due settimane per arrivare alla foce del Reno in Olanda dopo aver percorso tutta la cliclabile dalla Svizzera.

«I primi giorni sono stati i più faticosi. Sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Pedalare per 8/9 ore può essere più stancante per la mente che per le gambe, ma già dopo i primi 4/5 giorni però tutto è più semplice e si viaggia anche più veloci!
Il settimo giorno abbiamo avuto il primo problema tecnico: Simon ha bucato una gomma e nel cambiarla ci siamo accorti che un cerchione si era stortato e andata cambiato. Nel frattempo si era fermato ad aiutarci un ragazzo svizzero, che parlava tedesco. I successivi due giorni, il primo in città e il secondo sulla pista, li abbiamo trascorsi con lui. Gli abbiamo insegnato qualche gioco di carte che si fanno in Italia, e gli abbiamo cucinato una pasta. Un’orribile pasta, ma sempre pasta! Il terzo giorno ha preso strade diverse, ma lo abbiamo rincontrato in due occasioni: una volta in un piccolo campeggio dopo Colonia, e la seconda qui sulla foce. È stato molto bello rivederlo. Era soddisfatto come lo eravamo noi».

Una storia che ricorda la fantastica coppia di Benigni e Troisi quando nel film Non ci resta che piangere cercavano di insegnare a Leonardo a giocare a scopa

«Un altro incontro degno di nota – continuano a raccontare Stefano e Simon – è stato quello con un ragazzo colombiano di 24 anni. Si è laureato a 20 in industrial design. È andato sei mesi in America e ha collaborato con diverse associazioni di volontariato che lavorano per rendere più felici le persone al lavoro. Il progetto gli è piaciuto e lo ha riproposto nel suo paese, notando che spesso dipende dai capi. Buon capo, dipendenti felici, pessimo capo dipendenti infelici. Allora l’unica soluzione era quella di fare seminari sulla leadership. Ha studiato come fare e ha mandato avanti il progetto. Ha persino scoperto che andare in bici al lavoro rende la giornata migliore da ogni punto di vista. Ora ha deciso di intraprendere un viaggio, a piedi o come può, 3 mesi in eurpa e poi andrà a fare volontariato in Africa con un amico spagnolo. Una persona fantastica, entusiasta per tutto. Ha fatto e farà un sacco di cose».

Non è stata una grande impresa in assoluto, ma per loro in qualche modo lo rappresenta. Simon Beatrice e Stefano Giovannelli hanno lasciato i libri sulle loro scrivanie e quest’anno la loro vacanza è stata accompagnata da tante bellezze e un bel po’ di sudore. Il viaggio si concluderà con un lungo giro per le piste olandesi e loro ne sono entusiasti.

«In Olanda ogni incontro sarebbe degno di menzione. Qui tutti ti salutano. Al bar mentre scegli la brioche ti offrono un caffè. Bello come sono visti i viaggiatori qui».

Le loro tre settimane non saranno certo come i settemila chilometri del coast to coast della Claudia Ronchetti, ma i 1.223 della pista del Reno resta comunque un bell’impegno. Hanno scelto di farla in maggiore autonomia possibile perciò portano con loro tenda e sacchi a pelo.

“Una vacanza liberi da ogni condizionamento – raccontavano alla partenza i due diciannovenni – e cercheremo di spendere il minimo possibile. Abbiamo già messo via i soldi per il treno di ritorno così sappiamo che dobbiamo gestire solo pochi centinaia di euro. Il nostro obiettivo una volta arrivati in Olanda è girarla tanto perché è una nazione bella e accogliente soprattutto per chi ama andare in  bici”.
La Rheinradweg attraversa sei stati: Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania, Francia e Olanda, dalla sorgente alpina, presso Andermatt, fino alla foce a Rotterdam, nei Paesi Bassi. È considerata una delle più belle piste ciclabili d’Europa e ogni anno sono migliaia le persone che la percorrono.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Agosto 2015
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