Agricoltori in presidio al Brennero: “Difendiamo il made in Italy”

Anche una delegazione di varesini ha partecipato alla protesta per chiedere controlli più stringenti da parte dell'Unione Europea

Varie

Da Varese al Brennero per difendere il vero made in Italy agroalimentare. Dalle ore 9,30 migliaia di agricoltori della Coldiretti provenienti dalle diverse Regioni, con un’ampia rappresentanza dalla provincia di Varese, stanno presidiando il valico del Brennero per denunciare gli effetti dei ritardi e delle omissioni dell’Unione Europea che favoriscono le speculazioni che stanno provocando l’abbandono delle campagne con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia e sull’ambiente.

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La delegazione varesina è guidata dal presidente provinciale Fernando Fiori e dal direttore Francesco Renzoni.  Il campo base è all’area di parcheggio “Brennero” al km 1 dell’autostrada del Brennero – direzione sud (Austria-Italia). «Sotto accusa – dicono Fiori e Renzoni – è una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca ai traffici di ogni tipo di schifezza alimentare, sulle quali si fanno affari a danno degli agricoltori e dei consumatori. Autobotti, camion frigo, container saranno verificati senza tregua dagli agricoltori per smascherare il “finto Made in Italy”, dai prosciutti ai pomodori, ma anche il commercio di surrogati e sottoprodotti che abbassano la qualità, come le polveri di latte e le cagliate da utilizzare per fare formaggi al posto del latte vero senza indicazioni in etichetta».

In assenza di regole sulla provenienza e sulle caratteristiche dei prodotti, la concorrenza sleale è insostenibile con prezzi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi al di sotto dei costi di produzione con la drammatica chiusura delle aziende e senza alcun beneficio per i consumatori, come dimostra il dossier elaborato dalla Coldiretti. L’iniziativa si svolge contemporaneamente alla mobilitazione dei giovani agricoltori della Coldiretti che a Bruxelles mostreranno i tanti prodotti spacciati come made in Italy per chiedere un impegno più forte dell’Unione Europea. 

«Dall’inizio della crisi sono state chiuse in Italia oltre 172000 stalle e fattorie ad un ritmo di oltre 60 al giorno, con effetti drammatici sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. Sono oggi meno di 750mila le aziende agricole sopravvissute in Italia ma, se l’abbandono continuerà a questo ritmo, in 33 anni non ci sarà piu’ agricoltura lungo la Penisola, con conseguenze devastanti sull’economia e sull’occupazione e sull’immagine del Made in Italy nel mondo ma anche sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. Bisogna cambiare verso anche in agricoltura dove la chiusura di un’azienda significa  maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione».

Sono questi – ricorda Coldiretti – i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Settembre 2015
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