“Toglimi le mani di dosso”, storia di molestie sul posto di lavoro
Esce per Chiarelettere il libro di Olga Ricci, che racconta la sua storia nel mondo del giornalismo. Ora cura un blog dedicato alle vittime
“Forse sto esagerando nell’interpretazione della realtà, dicono”. Lo schiaffo arriva senza essere atteso verso la fine di questo libro che racconta delle molestie sul lavoro, a pagina 114: l’autrice, Olga Ricci il suo pseudonimo, è appena uscita in ginocchio da una storia di illusioni, lusinghe, carezze e inviti a letto da parte del suo potente e influente direttore di quotidiano. Lei ha appena finito di raccontare la situazione ad amici e parenti. E cosa le rispondono? “Ma dai, stai esagerando…”; uguale: le molestie sul lavoro esistono e fanno parte di un modo di pensare molto diffuso, che quasi accetta e dà per scontato che qualcosa (di sbagliato) possa succedere.
Che tutto somamto è normale.
Si può partire proprio da qui, da questa frase banale, detta magari per lasciarsi scivolare addosso questa richiesta di aiuto vera e propria da parte di una giovane – e piuttosto sola – ragazza che vuole fare la giornalista.
Un incipit che potrebbe valere, nel nostro Paese, per tante donne che partono col naturale intento di affermarsi in qualsiasi altra professione e si ritrovano immerse in una piscina di squali.
Squalo, nel caso di Olga, il viscido direttore, squalo l’affermata firma nazionale “con la faccia pennellata di nei”, squali i “capi e capetti”, squale le super raccomandate figlie dell’amico di famiglia del direttore alle quali tutto sembra così normale.
Ci sono poi le altre vittime che come Olga vogliono sfondare in una temperie economica che vede una categoria chiusa al ricambio generazionale, alla voglia di nuovo e alla meritocrazia.
Una storia che già come romanzo dà fastidio. Purtroppo – dice l’autrice – è vera.
Beninteso: il lavoro non è tutto così, non è tutto da buttare, o legato al sesso e a uomini che ricoprono posizioni di potere e guardano prima il solco dei seni e poi il resto. Ma questo problema esiste eccome, un problema anzi sottaciuto, che striscia sotto traccia e raramente viene messo nero su bianco nei fogli di una denuncia, o di un esposto.
C’è, alla fine del libro, un decalogo su cosa fare. Ci sono dei dati – fonte Istat su campione di 24.000 donne intervistate – che espongono chiaramente il problema: 1.308.000 donne hanno subito nell’arco della vita molestie o ricatti, “ricatti che nel 99.3% dei casi non vengono segnalati: paura, vergogna, imbarazzo timore di essere trattate male” i motivi di questo atteggiamento.
Olga riesce a immergerci nella tragedia di una generazione che è costretta a scappare dall’impenetrabilità di un ambiente, quello del lavoro, che non lascia spazi al nuovo.
Una postilla, poi, sul ruolo della stampa del Paese: Olga vuole raccontare una storia di molestie, scopre in realtà il coperchio di un mondo autocratico e autocelebrativo, fatto di malanni mentali e miserie umane, soprusi e precarietà che è diventato non tanto il giornalismo, quanto, in certi ambienti, il “fare il giornale”.
Come è finita? Leggetelo. Diciamo solo che l’autrice ora cura un blog (“Il porco al lavoro”) dove molte donne cercano aiuto e denunciano questa piaga.
Olga Ricci, Toglimi le mani di dosso – Una storia vera di molestie e ricatti sul lavoro, Chiarelettere, pagine 144 euro 13.
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