Forma e spirito, duemila visitatori per Ambrogio Pozzi

Ha chiuso domenica la mostra dedicata alla ricerca spirituale di uno dei principali designer italiani del Novecento. Un evento che s'inserisce nel percorso del Museo della Basilica, aperto alla ricerca su arte, religione, contemporaneità

Umano e Trascendente: la mostra di Ambrogio Pozzi

Chiude con oltre duemila visitatori nell’arco di tre settimane la mostra “Umano e Trascendente”, che ricostruisce la ricerca artistica legata alla dimensione spirituale di Ambrogio Pozzi, tra i maggiori designer italiani del Novecento.

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«Abbiamo superato le duemila persone» spiega l’architetto Paolo Martinelli, curatore della mostra insieme all’architetto Franca Cattaneo Zoerle e a don Attilio Borghetti. «Siamo stati stupiti anche dalla visita da parte di persone provienienti da altre province, da Torino, persino da Recanati. Persone che hanno intercettato la mostra grazie a Internet e ai social network». Franca Cattaneo Zoerle sottolinea l’attenzione «da parte di tante età diverse» e da un pubblico molto diversificato, dagli amanti del design e della scultura contemporanea a chi si è accostato in modo più occasionale, magari incuriosito dallo spazio espositivo particolare, la chiesetta di Sant’Antonio Abate: «La chiesa, normalmente chiusa e invece aperta al sabato e alla domenica ha suscitato sicuramente interesse in sé e contribuito a richiamare persone».

«La presenza di tanti giovani, interessati a questa mostra particolare sta a significare, al di là dell’attenzione ad Ambogio Pozzi designer, che l’aspetto meno conosciuto della ricerca spirtituale e l’attenzione ai testi sacri hanno creato un interesse e una voglia di capire, di guardare, di ammirare» continua l’architetto Cattaneo Zoerle. La mostra su Ambrogio Pozzi segue altre allestite nello spazio dell’oratorio barocco di Sant’Antonio Abate, chiesa ancora consacrata ma aperta anche al rapporto con l’arte, dentro anche al percorso della rete Officina Contemporanea. Tra le cinque mostre che hanno preceduto quella dedicata a Pozzi ci sono quella sui burattini della collezione di Don Alberto Dell’Orto, quella su Silvio Zanella, ma soprattutto quella su papa Paolo VI. «Proprio la mostra su Montini che la chiave di lettura delle mostre successivi: Montini è stato il papa che ha aperto alla contemporaneità, all’arte contemporaneità e agli artisti» ricorda Cattaneo Zoerle, richiamando anche «la famosa lettera agli artisti» che riaprì il dialogo tra Chiesa e arte contemporanea.

La mostra su “Pozzi spirituale” non chiude certo la ricerca e la narrazione dell’opera del grande designer, come è stato ricordato fin dal giorno dell’inaugurazione. «Ci sarebbe materiale per mille altre mostre» conclude Paolo Martinelli. «Noi abbiamo selezionato una parte della sua produzione, certo adatta al luogo e a un particolare percorso. Altre chiave di lettura sono sicuramente più adatte ad altre realtà e spazi espositivi». Non manca, neppure in questi mesi, l’occasione per seguire altri filoni: pezzi di design firmati da Ambrogio Pozzi sono ad esempio esposti alla Triennale di Milano nella mostra “Arts and foods”, aperta fino al 1° novembre (è l’unico padiglione di Expo 2015 che sta in centro città).

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 19 Ottobre 2015
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