Se aumenta la fiducia nel sistema si venderanno più case

Antonio Rotondo dello Studio Montello di Varese: «L'unico modo per vivere in questo settore è essere onesti. Non si può vendere una casa senza trasparenza e onestà»

La casa in piazza (inserita in galleria)

«Sembra che ci sia un piccolo risveglio del mercato, ma non bisogna dire questa cosa ad alta voce». La ragione per cui Antonio Rotondo dello Studio Montello di Varese non lo vuole dire ad alta voce non è una questione di scaramanzia, quanto piuttosto di realismo, considerato che nel settore immobiliare i venditori e le agenzie hanno dovuto rinunciare al 30% dei loro desideri. Quindi se di ripresa si parla, bisogna specificare che si parte da un livello molto basso.

Rotondo, qual è l’elemento che serve oggi per far ripartire il mercato?
«Ci vuole più fiducia verso il sistema, aspetto che oggi manca. Non è una mia supposizione, ma un dato oggettivo che si ricava dal volume delle compravendite che nel 2006 erano 869mila, mentre oggi sono poco più di 450 mila. Questa caduta determina uno spostamento dell’equilibrio nella compravendita, è il segnale di una sfiducia».

Per quale motivo il mercato immobiliare italiano ha perso  così tanto?
«Non c’è una sola motivazione. Se vogliamo essere corretti e precisi dobbiamo dire che quasi tutte le 450mila compravendite di cui parlavo corrispondono a cambi di abitazione perché nel tempo cambiano le esigenze famigliari rispetto all’abitazione. Inoltre, l’agenzia e il venditore seri devono dire al proprietario che la sua casa negli anni ha perso valore e quindi è forse meglio pensare ad altre soluzioni di investimento».

Cosa si può fare per riportare il mercato agli antichi splendori?
«Bisogna riportare la fiducia nelle persone che sono costrette a cambiare rispetto a un sistema che è sostanzialmente fermo. Il mercato ci dice che in Italia siamo stati comunque fortunati perché il comparto immobiliare negli anni passati cresceva in quanto legato al culto del possesso della casa da parte degli italiani che comunque sapevano di fare un investimento e che il prezzo del loro immobile aumentava nel tempo. Ora l’immobile assomiglia a un titolo azionario: sale e scende a seconda del contesto in cui è inserito. Se aumenteranno le compravendite, da qui al 2020 potremmo ritornare a veder salire il prezzo degli immobili. Per quanto mi riguarda voglio tornare ad essere orgoglioso di questo Paese».

La crisi ha scremato il mercato degli operatori immobiliari. Come ha affrontato il suo studio questa fase?
«Ho sempre seguito i miei clienti anche dopo il rogito e con loro ho sempre avuto un rapporto trasparente. È grazie a questo rapporto di fiducia che sono andato avanti anche nel momento peggiore della crisi. Sono appassionato del mio lavoro e oggi mi sento molto più consulente che venditore».

La borsa immobiliare fa parte di questo percorso?
«L’unico modo per vivere in questo settore è essere onesti, perché non si può vendere una casa senza trasparenza e onestà nei confronti del cliente, diciamo che per me è una precondizione da cui non si prescinde mai. Ed è un insegnamento che ho sempre impartito ai miei collaboratori, alcuni dei quali oggi hanno aperto le loro agenzie con ottimi risultati. “La casa in piazza” per le presenze istituzionali dà ancor più autorevolezza agli operatori che sono tutti di ottimo livello. Penso che questo sia l’ingrediente principale del successo di pubblico di questa manifestazione».

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La casa in piazza” – borsa immobiliare si terrà dal 17 al 18 ottobre 2015 nella sede del Centro Fieristico Malpensafiere di Busto Arsizio (via XX Settembre n.16) con i seguenti orari: sabato 17: 10.00 – 20.00/ domenica 18: 10.00 – 20.00

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Ottobre 2015
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