Silvio Pezzotta, al di là del perdono
Vanity Fair ha pubblicato un lungo articolo sulla storia di Silvio Pezzotta e della fiducia nella redenzione di Elisabetta Ballarin, la ragazzina che partecipò all'omicidio di sua figlia
Vanity Fair ospita, sull’edizione cartacea e sul sito, un lungo articolo dedicato a Silvio Pezzotta, il padre di Mariangela, uccisa undici anni fa da Andrea Volpe, insieme ad Elisabetta Ballarin. Al centro, c’è la scelta di Silvio Pezzotta di accettare (e incoraggiare) la nuova vita di Elisabetta Ballarin, la «ragazzina di quindici anni» entrata nella tragedia e accomunata al gruppo delle “Bestie di Satana”. Ballarin è stata condannata a 23 anni di carcere, ha potuto continuare gli studi e dopo 7 anni ha ottenuto la semilibertà e la possibilità di lavorare fuori dal carcere.
L’articolo di Vanity Fair contiene anche molti riferimenti al documentario realizzato dalla Radio Televisione Svizzera Italiana, che contiene anche l’unica, vera intervista mai realizzata ad Elisabetta Ballarin (ne parlavamo qui).
Un passaggio dell’articolo di Silvia Nucini torna su un nodo che sistematicamente riaffiora: la scelta di Silvio Pezzotta è forte e divide, crea polemiche anche molto aspre, che spesso toccano lo stesso Pezzotta, ma hanno toccato anche – ad esempio – Confcooperative: l’associazione di categoria ha istituito una borsa di studio per ricordare Cristina Lonardoni (la madre di Elisabetta Ballarin), una donna che aveva lavorato anni nel mondo della cooperazione, morta in un incidente domestico. Proprio partendo dalla concessione della prima borsa di studio a Elisabetta Ballarin, ritorna Silvio Pezzotta:
«Il perdono è una bella cosa, ma qui non c’entra niente, è un passaggio che non esiste. Io desidero semplicemente che Elisabetta, che ora è una persona totalmente diversa dalla ragazzina fatta di eroina e plagiata di quella notte, abbia la possibilità, quando avrà pagato il suo debito con la giustizia, di tornare nel mondo e farsi una vita normale, una famiglia. Io alleno i disabili in handbike, e quando qualcuno arriva ultimo, o si ferma a metà della gara, io gli dico che è stato bravo lo stesso. Lavoro tra gli anziani, e quando passo a salutarli una carezza gliela faccio sempre: sembra poco, ma è tanto. Penso che nella vita si debba dare coraggio e riconoscimenti alle persone lo faccio con tutti, anche con Elisabetta».
IL VIDEO DI FALO’ (RSI)
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