La banda di Mirko Oro punta agli sconti di pena
Momento di tensione tra i due ex-soci della catena di negozi Mirko Oro. Davanti al Gup sono state definite le richieste di riti alternativi e patteggiamenti
Mirko Oro e la sua banda sono finiti, questa mattina giovedì, davanti al banco del giudice per l’udienza preliminare Patrizia Nobile per definire i riti processuali e i patteggiamenti a seguito dell’indagine che ha portato a 31 indagati e 49 reati contestati a partire dall’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, ricettazione, riciclaggio e falsi documentali. L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Nadia Alessandra Calcaterra e delle Fiamme Gialle di Legnano, aveva messo fine all’impero di negozi col marchio Mirko Oro, 29 infine le richieste di rinvio a giudizio
Non sono mancati i momenti di tensione nel momento in cui l’ex-suocero De Luca ha rivolto accuse pesanti a Mirko Rosa. I due sono ormai nemici giurati dopo la vicenda delle violenze da parte del Rosa nei confronti della figlia di De Luca.
Il giudice si è riservato di decidere il prossimo 14 gennaio in merito ai patteggiamenti richiesti e ai riti alternativi mentre ha già deciso il rinvio al dibattimento di del carabiniere indagato e dei due autori degli incendi alle auto del Rosa nel periodo in cui era detenuto per altri reati.
Il rito abbreviato è stato chiesto dai due presunti capi dell’associazione Mirko Rosa e Giacomo De Luca, da Ovaldo Rosa (padre di Mirko), da Andrea Fisichella e Giovanna Papagna. Hanno chiesto il patteggiamento il finanziere coinvolto oltre a Mario Ambrosetti, Luca Rovellini e altri personaggi accusati di reati meno gravi.
Mirko Rosa si è costituito parte civile contro Giacomo De Luca, Santo Fasone e Claudio Brescia per gli attentati incendiari mentre il fratello Maurizio si è costituito contro Giacomo De Luca per calunnia in quanto, in un primo momento, avrebbe accusato lo stesso fratello di Mirko Rosa di aver appiccato il fuoco all’Hummer.
«Mirko è molto provato da questa situazione soprattutto ora che ha intrapreso un cammino molto importante per lui tramite il Cps e il Sert – ha detto il suo legale Francesca Cramis – il mio cliente è sicuramente cambiato e sta capendo molte cose delle quali prima non riusciva a rendersi conto. Lui voleva creare un franchising con il suo nome ma è vittima della sua stessa megalomania. Pagherà ma è importante che paghi il giusto».
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