Snaturare le Bcc vuol dire cancellarle

Presidente e direttore Busto Garolfo e Buguggiate: «L’utile delle Bcc non va in bonus ai manager,  ma a sostenere le realtà dei territori e a rafforzare il patrimonio della banca»

Rapina alla BCC di Buguggiate (inserita in galleria)

«Le Bcc danno fastidio perché non rispondono a logiche di potere ma soltanto ai soci, certo, ma anche perché con l’utile non liquidano stock option e/o benefit ai dirigenti, ma lo mettono per l’80% a patrimonio, il che significa rafforzare la solidità, come dimostra il CET1 medio del 16,2% contro una media del 12,1% del sistema bancario italiano, per il 3% nella promozione della cultura cooperativa e per oltre il 20% nel sostegno ai territori e ai tanti attori, sociali, culturali e formativi che vi operano. Una differenza non da poco».

I vertici della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, rappresentati dal presidente Roberto Scazzosi e dal direttore Luca Barni, ritornano sulla polemica scoppiata intorno alle piccole banche, dopo lo scandalo dei bond subordinati e delle 4 banche in default (Banca Etruria, CariFerrara, Banca Marche e CariChieti), nessuna delle quali è una Bcc. Nel bel mezzo del caos, sollevato dai tanti risparmiatori che hanno visto in un sol colpo azzerare tutti i loro risparmi, il movimento del credito cooperativo pur non c’entrando nulla con quanto accaduto è stato tirato in ballo più volte, come soggetto di una riforma necessaria del sistema bancario italiano.

Una spallata alla reputazione del credito cooperativo, così forte che oggi, mercoledì 23 dicembre, sul “Sole 24 ore” compare un’intera pagina pubblicitaria dal titolo “Ecco perché io sto con le Bcc” e a seguire i 7 punti che qualificano questa scelta: l’esistenza di una rete molto solida, la capillarità dei suoi sportelli (4.450 distribuiti in 2.700 Comuni), la garanzia di una reale concorrenza, la presenza di forme di protezione aggiuntive (le Bcc hanno sempre pagato gli sbagli commessi senza attingere ai soldi dello Stato o dei risparmiatori), l’impiego del risparmio raccolto nell’economia reale dei territori, la destinazione degli utili al rafforzamento del patrimonio, alla cooperazione (3%) e al sostegno delle tante attività, da quelle culturali  a quelle sportive, nei territori dove agiscono.

Bcc

«Snaturare le Bcc, che di fatto vuol dire cancellarle – concludono in una nota Barni  e Scazzosi ( a destra nella foto) – significa togliere di mezzo un attore che fa della democrazia economica e della mutualità una ragione d’essere; significa eliminare dal mercato un concorrente differente dagli altri e impoverire i risparmiatori , oggi i soci sono oltre 1 milione e 200mila, privandoli di una possibilità di scelta».  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Dicembre 2015
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