Vincenzo Marino in pensione: “Una vita a studiare i vizi dell’uomo”

Primo giorno "libero" per il responsabile del Dipartimento delle Dipendenza dell'Asl che rivede la sua carriera ricca di soddisfazioni e di traguardi importanti

vincenzo marino

Dopo aver vissuto l’evoluzione della sanità da Inam a Consorzio sanitario di zona, a Ussl, ad Azienda USSL fino ad ASL, non conoscerà l’ultima novità del sistema sanitario dell’ATS. Vincenzo Marino, per anni responsabile del Dipartimento delle Dipendenze , è andato in pensione. Il suo primo giorno da pensionato lo ha vissuto riorganizzando la sua prossima attività professionale: « ma senza la burocrazia che soffoca ogni attività. Continuerò a fare clinica e formazione, ma in modo libero…».

Entrato quando il mondo delle dipendenze veniva considerato un settore di capricci e debolezze, il dottor Marino ha studiato e assecondato i progressi scientifici che hanno dimostrato il fondamento neurobiologico dei vizi umani: « Quando ho iniziato – ricorda il dottor Marino – chi assumeva droghe era visto come un fallito, un incapace che non riusciva a smettere e a causare tanto male. L’approccio era quasi caritatevole, una debolezza etica da superare ritrovando la volontà. Piano piano, abbiamo cominciato a studiare l’uomo come prodotto dell’evoluzione animale. Perché, alla fine, siamo solo animali più evoluti».

Gli studi a cui si riferisce l’ex direttore del Dipartimento delle Dipendenze, partono dall’analisi del cervello umano: « C’è una parte che regola le reazioni istintive – spiega Vincenzo Marino – poi c’è quella delle emozioni. Quando nasciamo, questa parte di cervello è incompleta. Ciò fa sì che il neonato non sia autosufficiente ma debba crescere sottol’ala protettrice della madre. Una volta adolescente, con lo sviluppo ormonale e, in particolare, del testosterone, aumenta lo spirito agonistico e competitivo. La nostra società, oggi, ha portato all’eccesso questa competizione rendendola uno dei due pilastri insieme al profitto. Così, chi raggiunge gli obiettivi è soddisfatto e produce dopamina, chi ne esce sconfitto o ridimensionato vede crollare questo ormone cadendo in depressione. Ed è a questo punto che scatta la voglia di ottenere soddisfazioni surrogate, occasioni che falsano la realtà dando soddisfazioni artefatte».

Il bisogno di dopamina è insito nella natura umana. La realtà ha codificato diverse dipendenze che vanno dall’alcol, alle droghe, al gioco patologico, sino allo shopping compulsivo o alla permanenza davanti al computer : « Questa è una società che amplifica modelli vincenti e accettare la propria normalità può non essere facile o scontato – commenta il dottor Mrino – L’approccio ai problemi, quindi, è diventato più strutturato. Un tempo si metteva in guardia i ragazzi dall’uso di droghe, o alcol cercando di spaventarli ma con risultati assi scarsi. Oggi lavoriamo sulle loro competenze e abilità per far emergere la visione positiva del sè. Quando un giovane è consapevole della propria forza, qualunque essa sia, è meno portato a cercare false gratificazioni. Un approccio che, per uno studioso come me, è il coronamento di una vita di studi. Sono stato fortunato, ho vissuto in prima persona un’evoluzione cruciale per la conoscenza e l’assistenza dell’uomo e delle sue debolezze».

Nuova vita, dunque, per il dottor Marino che si ributta nel lavoro in modo “libero”: « Per me è un ritorno al passato, ai miei inizi quando, ad Arcisate, facevo parte di una piccola pattuglia di 4 medici che avevano libertà di azione, senza vincoli burocratici. Il vero senso della mia professione».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Dicembre 2015
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