“Contro lo spreco alimentare, ritorniamo alla lista della spesa”

5 febbraio, terza giornata contro lo spreco alimentare: per diminuire parte degli 8,4 miliardi di euro all’anno buttati dagli italiani, la teconologa di Slow Food Alessandra Zambelli consiglia un metodo antico...

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Questa volta, la provincia di Varese affronta la giornata con un piglio un poco più leggero, di chi fa la propria parte: la proposta di legge sulla limitazione degli sprechi, infatti,  che fra poco più di un mese andrà in discussione alla Camera,porta una firma varesina, quella del deputato Maria Chiara Gadda.

Ma non per questo è meno importante ricordare la Terza giornata contro lo spreco alimentare, fissata proprio per il 5 febbraio 2016.

Quella dello spreco alimentare è un problema figlio del benessere, ed un dramma pensando a chi muore di fame: secondo il rapporto Waste Watcher 2015, lo spreco alimentare sul pianeta costa infatti, ogni anno, 1.000 miliardi di dollari. Una cifra che sale a 2.600 miliardi se si considerano i costi «nascosti» legati all’acqua e all’impatto ambientale. Ogni anno nell’Unione Europea si gettano 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno in Europa si sprecano 720 chilocalorie di cibo a persona. In Italia, lo spreco di cibo domestico – dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura – vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato.

A Varese però l’attenzione è molto alta: «Ci sono diverse iniziative sul territorio di informazione – spiega Alessandra Zambelli, tecnologa alimentare, responsabile educazione di Slow Food Varese –  In molte scuole si procede al recupero di pane e frutta da parte del Banco Alimentare e Siticibo, per esempio: iniziative molto interessanti che non arrivano dappertutto in Italia. E anche la grande distribuzione provinciale è impegnata su questo fronte»

Poi c’è la proposta dell’onorevole Gadda: «Che su questo tema è impegnata da anni, e nel progetto di legge comprende iniziative come  l’impegno nel recupero ma anche e soprattutto la sensibilizzazione degli utenti, un dato molto importante».

C’è qualcosa che possiamo fare, nel nostro piccolo?

«Decisamente sì. Visto che il 42 per cento dello spreco è a livello domestico, dobbiamo innanzittuto fare un esame di coscienza. E poi procedere alla pianificazione gli acquisti: banalmente, dovremmo tornare a fare la “lista della spesa“. Comprare avendo una più precisa idea dei nostri consumi interni e delle nostre reali necessità, permette di evitare avanzi e ridurre le porzioni cucinate a ciò che serve effettivamente, con buoni risultati anche sulla salute. Per questo Slow Food ha messo in campo diverse modalità divulgative sulla riduzione dello spreco di avanzi, con ricette e consigli».

Gli interlocutori privilegiati, spesso, sono i bambini: «E’ provato come l’educazione nelle scuole sia una delle strategie migliori per ottenere irisultati più interessanti – spiega Zambelli – Il punto cardine è la restituzione di valore al cibo: noi buttiamo il cibo perchè lo consideriamo una merce e non un valore, non ne consideriamo il valore ma solo il suo costo. Per questo si lavora sulla qualità, che restituisce un valore intrinseco al cibo, e lo rende meno “da buttare”».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Febbraio 2016
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