Di giorno al parlamento, di sera in Serie B: l’incredibile Bruxelles di Ignazio Cocchiere
Uno scudetto primavera alle spalle, un impiego importante nel presente: l'idolo dei tifosi del Saint-Gilloise è un varesino con una storia speciale
Passione, soprattutto passione. Questa virtù è alla base dell’incredibile storia di Ignazio Cocchiere, varesino di Sant’Ambrogio, nato nel 1987, che dal gennaio 2013 sta vivendo una avventura sportiva e umana davvero particolare: si divide infatti tra il suo lavoro istituzionale di assistente al Parlamento Europeo di Bruxelles, e il campo, vestendo la maglia di un club storico in Belgio come il Saint-Gilloise, che attualmente milita in Tweede Klasse, la serie B belga.
Partiamo dall’inizio: dove ha iniziato a tirare i primi calci al pallone?
«Sono cresciuto nel Bosto, giocando sin da piccolissimo, fino a circa 14 anni, quando sono passato al Legnano. A 18 anni mi ha preso l’Inter per militare nella squadra Primavera, con la quale abbiamo vinto lo scudetto nel 2007 con giocatori come Bonucci e Balotelli».
E da professionista?
«Ho giocato i primi anni a Pizzighettone e quindi alla Pro Patria, prima di passare al Nyon, in Svizzera, per poi vivere un’esperienza importante a Ginevra. Là giocavo a calcio e allo stesso tempo proseguivo la mia carriera universitaria come un “Erasmus al contrario”, studiando e dando esami in Svizzera per l’università di Milano, dove mi sono laureato in Scienze Politiche».
E come è arrivato a Bruxelles?
«Dopo essere rientrato in Italia e aver giocato un po’ in Serie D a Gallarate e Caronno Pertusella, mi sono preso un paio di mesi per scrivere la tesi, trasferendomi in Belgio. Andando a vedere una gara del Saint-Gilloise, ho incontrato un mio ex compagno ai tempi dell’Inter, Ibrahim Maaroufi, che stava appunto per approdare in squadra. Mi sono informato, ho contattato i dirigenti del club e dopo aver superato il provino, sono stato tesserato».
Ci racconti i primi mesi nella nuova realtà.
«Sono arrivato quando la squadra stava lottando per la salvezza; siamo andati ai playout e ho segnato il gol che ci ha permesso di mantenere la categoria. Una soddisfazione enorme che mi ha permesso di entrare nei cuori dei tifosi, che ancora adesso ricordano con affetto quella rete».
Il Saint-Gilloise, tra l’altro, non è una squadra qualunque.
«Saint-Gilles è un quartiere di Bruxelles. È una squadra storica, la terza più titolata in Belgio (11 scudetti e 2 coppe del Belgio in bacheca, ndr) e che in passato ha partecipato anche alle coppe europee più importanti. Da qualche anno è finita nelle serie inferiori, ma stiamo cercando di riportarla in alto. Ha uno stadio bello e storico, con una facciata Art Decò degli anni ’20 che è patrimonio nazionale e rispecchia il blasone e l’anima del club. L’ambiente è bellissimo e i tifosi sono molto legati al club».
E adesso come sta andando?
«L’anno scorso abbiamo ottenuto la promozione in serie B, finendo il campionato con il record storico di punti per il Saint-Gilloise da quando ci sono i tre punti per vittoria. Quest’anno stiamo cercando di salire ancora. Fino a gennaio eravamo terzi, ora siamo sesti, ma abbiamo una partita da recuperare; la classifica è corta e possiamo ancora farcela. Purtroppo domenica abbiamo perso 2-1 al 90’, nonostante il mio gol del momentaneo 1-1».
Sfera di cristallo prima dei saluti: cosa vede nel suo futuro?
«In questi tre anni ho imparato a non fare piani a lungo termine. Da quando sono in Belgio però ho vissuto un’escalation, sia in campo, sia sul lavoro. Dal nulla, sono riuscito a costruire qualcosa di importante in tutti e due gli ambiti, trovando un lavoro stabile come assistente e firmando un contratto con il Saint-Gilloise. La carriera di un calciatore purtroppo è corta, per questo cerco di coltivare due passioni: a me piacerebbe poter continuare con entrambe per tanto tempo».
Il video di SkySport
FIGLI DI UN GOL MINORE – Tutti gli articoli della nostra rubrica sul “pallone nascosto”
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