L’industria varesina tiene. All’orizzonte il pericolo Cina

Nella conferenza stampa di inizio anno Univa ha fatto il punto della situazione. Caute aspettative per il 2016. Se la Cina avrà lo status di economia di mercato, ci potrebbe costare dai 2.800 ai 5.700 posti di lavoro

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Se il buongiorno si vede dal barometro, quello dell’industria varesina segna tendenzialmente tempo stabile con previsioni di lievi miglioramenti per il 2016. È questo il bollettino economico emerso dalla conferenza stampa di inizio d’anno di Univa, la prima in assoluto per il presidente Riccardo Comerio. (foto, da destra: Paola Margnini, Riccardo Comerio, Vittorio Gandini e Roberto Ceroni)

Il quadro delineato da Paola Margnini, dell’Ufficio studi di Univa, parte da un dato positivo: nel 2015 l’andamento della produzione ha chiuso con un saldo del 7%. Dei quattro comparti analizzati (metalmeccanico, tessile abbigliamento, chimico e farmaceutico e gomma plastica),  è naturalmente quello metalmeccanico, cuore del manifatturiero varesino, a fare da traino (+25% nell’ultimo trimestre 2015), soprattutto nella produzione di macchinari e attrezzature, destinate per lo più all’export dove il settore segna un + 10,4%, con un saldo generale nelle esportazioni pari a + 6,8%.

La cautela manifestata dagli industriali, circa l’annunciata ripresa, dipende sicuramente da un dato oggettivo, quello degli ordini (solo il 18% del campione ha registrato un aumento contro il 37% che invece ha visto una riduzione), ma anche da un sentimento manifestato dalla gran parte degli imprenditori (78%) che non si attende un miglioramento della situazione, quanto piuttosto il mantenimento di quella attuale.

Nel 2015 sono diminuite drasticamente le ore di cassa integrazione autorizzate nell’industria (-28,7%), un dato spurio che non tiene conto del fatto che essendo cambiate le modalità di inserimento dei dati mancano all’appello alcune posizioni non caricate.

Riccardo Comerio per rappresentare lo stato di salute della competitività locale ha usato l’immagine della bilancia. «I due piatti, quello delle criticità e quello delle positività del sistema – ha detto il presidente di Univa- sono in sostanziale equilibrio».

Tra le criticità ci sono le tensioni internazionali, il calo del prezzo del petrolio, l’ipotesi che la Ue riconosca entro il 2016 alla Cina dello status di economia di mercato, la tentazione di vivere di rendita e la burocrazia. «L’impatto di quel riconoscimento ai cinesi – ha spiegato Comerio – potrebbe significare per la nostra provincia la perdita da un minimo di 2800 a un massimo di 5700 posti di lavoro».

Le luci del sistema varesino sono però in grado di contrastare efficacemente le ombre dell’economia globalizzata. Il presidente di Univa le elenca una per una: i primati della nostra industria («si vive di nicchia e si vince di nicchia»), la capacità di innovazione, la presenza di Malpensa, la tensione al nuovo e la spiccata internazionalizzazione.

L’imperativo è continuare a creare valore attraverso una serie di azioni strategiche, tra le quali c’è anche la rivalutazione dell’aeroporto della Brughiera che non può essere escluso da questa prospettiva. «Malpensa – ha concluso  Comerio – dà lavoro a 87 mila persone e genera un valore della produzione pari a 13 miliardi di euro e un gettito fiscale pari a 2 miliardi (Fonte dato Liuc, ndr). Quindi deve tornare a essere un hub internazionale».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 04 Febbraio 2016
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