San Biagio, il giorno del panettone contro il mal di gola

C'è una tradizione che non muore: quella di mangiare un pezzo del panettone natalizio il 3 febbraio, san Biagio: tradizione vuole che curi i disturbi respiratori. In ogni caso, è una dolce consuetudine

Signor Panettone

Sembra un rito antico, ma non lo è: a Varese e in provincia è ancora be radicata la tradizione di San Biagio, che cade il 3 febbraio.

Di cosa si tratta? Per spiegarlo, prendiamo a prestito le parole di un lettore, Carlo che l’anno scorso ci scrisse una lettera:

Mia nonna Marcella recuperava da una remota anta della credenza il panettone un po’ posso, spossato, arido come l’argilla dell’ Arizona.
E il silenzio calava nella grande cucina.
Allora iniziava il taglio, con movenze quasi liturgiche.
E le uvette sembravano quasi rianimarsi, mentre i canditi fingevano una nuova turgida vita.
“Mangia, senza pucciarlo nel caffè latte, che ti benedice la gola” , mormorava la nonna, in una sorta di garbato imperativo.
Ed io obbedivo, ingozzandomi regolarmente.
Un lacerto riarso del panettone si infilava malandrino in una laterale del gargarozzo mentre cominciavo a tossicchiare.
“Bravo, continua che ti protegge la gola”, commentava la Marcella, inorgogliendosi nel suo grembiulone nero

La tradizione vuole infatti che il panettone di Natale possa, mangiato a san Biagio, curare tutti i disturbi della gola: e se prima si conservava da parte una fetta, che un mese e mezo dopo era inevitabilmente rinsecchta, la società dei consumi prevede l’acquisto di panettoni in saldo, o la conservazione di intere confezioni. Ma non è importante: basta che arrivi dalle feste natalizie, venga “riesumato” il 3 febbraio e costituisca un rito dolce e scaramantico. Molti di voi ancora lo fanno: raccontateci, nei commenti, la vostra storia.

 

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 03 Febbraio 2016
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