“Tutti possiamo essere come il capostazione, è un esempio”

Maria Rosa Galli è la “figlioccia” ed unica erede di Andrea Albisetti, il capostazione di Tradate che salvò numerosi ebrei e disertori durante la guerra

«Rivivere questa storia e l’emozione che ha portato in queste settimane, mi riempie di gioia. È il riconoscimento più grande che si possa dare a questa grande famiglia». Sono le parole di Maria Rosa Galli, 56enne di Venegono Inferiore, e “figlioccia” di Sarajevo Albisetti, scomparso nel 2007 e figlio di Andrea Albisetti. Proprio quest’ultimo era il capostazione di Tradate che salvò la vita a numerose persone durante la guerra leggendo i dispacci in controluce a avvisando ebrei e disertori prima dell’arresto e la deportazione.

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Maria Rosa ha partecipato sabato mattina, 20 febbraio, alla cerimonia “Il violino della Shoah”, che si è svolta al cinema Grassi di fronte a oltre 400 ragazzi delle scuole cittadine. Proprio grazie alla storia del violino, che salvò la vita ai fratelli Levi, deportati ad Auschwitz, sono emerse le gesta del capostazione: quando i due fratelli furono deportati, Albisetti salvò il padre, facendolo salire su un treno che andava in direzione opposta. Da qui sono partite le ricerche e altre testimonianze di vite salvate, ancora oggi in fase di approfondimento.

Maria Rosa mostra con orgoglio il cappello del capostazione e aggiunge: «Sarajevo era il figlio di Andrea, e con la moglie Angelina mi hanno accolto come una figlia, loro che non hanno mai potuto avere eredi – spiega Maria -. Dopo la scomparsa di lui, mi sono occupata della moglie fino alla morte sopraggiunta nel 2013. Per me, sono stati come dei secondi genitori, e ho poi ereditato la casa dove oggi son emerse numerose testimonianze sulla vita del nonno, Andrea Albisetti».

Grazie a Maria Rosa è quindi emerso che Andrea Albisetti fu sempre un oppositore del regime fascista, tanto che nel 1923 venne incarcerato a Como come antifascista. Molti altri documenti sono ora allo studio dell’associazione studi storici tradatese, che si posta come obiettivo la ricostruzione di questa bella storia. Nella casa è stato anche ritrovato il cappello da capostazione, forse lo stesso con cui ha salutato la partenza per la guerra dei suoi due figli: Sarajevo e Oldrigo. Il secondo per la campagna di Russia, da cui non ha fatto più ritorno.

«Sono convinta che di storie come quella di questa famiglia ce ne siano molte – conclude Maria Rosa -. È giusto farle emergere, farle conoscere ai giovani, non si deve dimenticare che c’è sempre stato qualcuno che si è opposto alle ingiustizie, con piccoli gesti che hanno salvato tante vite. sono orgogliosa di essere stata considerata parte di questa famiglia. Tutti possiamo essere come lui, deve essere da esempio».

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 20 Febbraio 2016
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