Una passeggiata lungo la valle del Vellone

Il racconto di una camminata nel Parco del Campo dei Fiori, osservando la ricca vegetazione che va risvegliandosi

Sul Monte San Francesco

Venerdì 29 gennaio approfittando del clima particolarmente mite decido di fare un giro esplorativo nella valle del Vellone, raggiungo in auto la strada che per l’acquedotto di Velate, lasciata in uno slargo l’auto supero la sbarra che impedisce l’accesso alle auto proseguo riflettendo sulla storicità del monte San Francesco di cui sto percorrendo le pendici già calpestate dai soldati romani come dimostrano i resti del sistema difensivo risalenti al secolo precedente la nascita di Cristo, alla sua stessa denominazione di S Francesco in aste dovuta al fatto che sulla cima del monte venivano tumulati i guerrieri Longobardi contrassegnando la sepoltura con l’arma usata in battaglia dal tumulato, o del gruppo dei francescani insediatosi nel tardo trecento la cui regola sarà successivamente affidata alle suore.

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Fatti quattro passi noto i cartelli nuovi con le destinazioni varie fra cui una vera, ma poco credibile di sentiero per il  Sacromonte, io proseguo per questa direzione certo di arrivare al torrente la vegetazione risente del lungo periodo di carenza di precipitazioni per cui sembra in arretrato quando con grande sorpresa incontro un esemplare di Erba cornetta (1,2) (Hippocrepis emerus) penso sia la prima leguminosa già con i fiori, in verità più radi del solito ma mi fa concludere che la stagione è più avanti di quello che si evincerebbe da una semplice scorsa del calendario e quindi devo fare la ricerca per vedere di ritrovare anche i bucaneve.

Procedo lungo il sentiero e mi accorgo che i fiori maschili del nocciuolo hanno cominciato ad allungarsi e ad assumere il colore giallastro dato dal polline che arriva in superficie e quindi saranno presenti anche i fiori femminili, finalmente ne scorgo uno che fotografo (3), poco più avanti un cespuglio di felci con foglie lunghe più di 60 cm, penso che trattasi di Felce maschio (4,5) (Dryopteris flis-mas) felce abbastanza comune nei nostri boschi e secondo il fitoterapeuta dott. Peroni nel suo libro dedicato alle piante “Le pterodifite della provincia di Varese” le foglie sono utilizzate per le proprietà antiartritiche e antireumatiche mentre il rizoma sarebbe un antiparassitario intestinale anche per questa felce ho fatto la fotografia dei sori; sono arrivato al Vellone che attraverso facilmente e arrivato sulla sponda opposta mi accorgo che il sentiero è molto più agevole che non in passato, diciamo inoltre che qui sul fondo valle non si la sensazione di sofferenza degli esseri vegetali per l’asciutto che ha caratterizzato questa stagione ed a questo proposito si guardi sia la foto di una delle marmitte dei giganti (6) sia della Scolopendra (7) (Phyllitis scolopendrium) e tutto questo in una zona dove il Vellone ha già subito due grossi prelievi d’acqua una per alimentare l’acquedotto di S. Maria del monte e l’altra per alimentare l’acquedotto di Velate. Non è da trascurare neppure la vista degli strati di roccia che sotto la spinta della falda africana si sono innalzate dalla profondità del mare fino a costituire il sistema collinare nel quale viviamo. Finalmente sono nella zona più ricca di Bucaneve (8,9,10) (Galanthus nivalis) vedo un bel ciuffo bianco, mi affretto a raggiungerlo, vedendo così altri mazzetti di bucaneve cresciuti ad un ceto livello del costone ed eccomi spiegato perché la scorsa settimana non ne ho trovati nella valle della Bevera che è il posto dove se ne trovano in quantità notevoli.

Arrivato a questo punto il sentiero si sdoppia quello sulla destra viene scoraggiato da una indicazione di pericolo consistente in un breve tratto ripido su roccia particolarmente scivolosa soprattutto in caso di pioggia o di ghiaccio in ogni caso sul sentiero sono stati posti i ripari consentendo la visione del calcare in un letto torrentizio, potrei andare a rivedere quanto già visto in occasione di visite guidate realizzate come Guardia ecologica del comune di Varese, ma il farsi tardi per l’impegno di scaldare l’acqua per la cottura della pasta ed aver lasciato l’auto all’acquedotto di Velate mi fanno desistere.

La decisione è dunque di prendere il sentiero a sinistra che comunque consente di vedere i lavori fatti e di apprezzarli perché si è data la possibilità a tutti di accedere facilmente alla vista di fenomeni naturali fin qui riservati a pochi. Anche i lavori su questa parte di sentiero sono stati notevoli sia per l’allargamento del sentiero, sia per l’eliminazione dei sassi che erano caduti durante i lavori di sistemazione della strada che porta alla funicolare e soprattutto con un ponte che consente di superare una forra diventata sempre più un ostacolo difficilmente superabile, Anche la fornace (11,12) è stata messa in sicurezza .

Teresio Colombo

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Pubblicato il 02 Febbraio 2016
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