“La holding non snaturerà il credito cooperativo”

La First Cisl ha affrontato in un convegno gli aspetti principali della riforma delle Bcc

Bcc

C’è molta agitazione sotto il cielo delle banche di credito cooperativo. E la ragione di questa agitazione è la riforma introdotta dal Governo Renzi. Un cambiamento che stravolge oltre un secolo di storia, fatto di rapporti profondi con i territori, con le persone e le loro esistenze. E i dati che il segretario nazionale della First Cisl, Alessandro Spaggiari,  elenca durante il convegno dedicato alla riforma, organizzato dallo stesso sindacato di categoria a Varese, sono l’essenza di quella storia: 370 banche, 4.450 sportelli, 2.967 comuni serviti, 37mila dipendenti, 1milione e 230mila soci, di cui 522mila nel Nord Est, 293mila nel Nord Ovest, 236 mila nel centro e 150mila nel meridione. Un servizio al credito che dà carburante all’economia del Belpaese, da Bolzano a Canicattì, e ai tanti distretti industriali che hanno fatto grande il nome del made in Italy nel mondo, se è vero, come indicano i dati di Federcasse, che il 64% degli impieghi sono diretti alle piccole e piccolissime imprese, dall’agroalimentare al commercio, dalla ristorazione alle costruzioni.

«Nel periodo più buio della crisi le Bcc per i lavoratori bancari hanno svolto un ruolo anticiclico». Tradotto dal linguaggio tecnico a quello più terra terra dei risparmiatori, significa che mentre le altre banche tiravano i remi in barca, cioè licenziavano, le piccole e numerose scialuppe del credito cooperativo davano una speranza aprendo filiali e garantendo posti di lavoro. «Le Bcc hanno un ruolo sociale e non solo economico perché i risparmiatori hanno un rapporto di profonda fiducia» insiste Spaggiari. Ergo, non possono essere trattate come banche d’affari. Neppure nell’ipotesi della creazione di una holding, cioè una spa capogruppo, prevista dalla riforma, con funzioni di indirizzo e controllo che dovrà raccogliere sotto il suo cappello tutte le bcc, proiettando il credito cooperativo tra i principali gruppi bancari italiani.

«L’aggregazione  – aggiunge Alberto Broggi segretario della First Cisl dei laghi – comporta una cessione di sovranità delle singole Bcc, nella governance e anche e nei centri di delibera dove si eroga il credito, una trasformazione che se non controbilanciata potrebbe impoverire i singoli territori». La questione principale è dunque quest’ultima: spezzare quel rapporto potrebbe mettere in crisi la stessa natura delle bcc. Timore non fondato secondo Anna De Toni , docente della Bicocca, che parla di «rapporto biunivoco» tra capogruppo e bcc. «La holding  avrà tutto l’interesse a operare in modo efficiente – dice De Toni – prestando una vera attenzione a quelle stesse banche che conferiscono il capitale. Si innesca un meccanismo virtuoso nella governance che va in due direzioni dall’alto verso il basso e viceversa, evitando così quella frammentazione che caratterizza oggi il credito cooperativo e garantendo allo stesso tempo il collegamento con le aree di provenienza».

Angelo Senaldi
nella foto il deputato Angelo Senaldi

La capogruppo in realtà potrebbe permettere di fare economie di scala con una ricaduta positiva per tutto il sistema. «La nuova struttura garantisce maggiore coesione – sottolinea Angelo Senaldi, deputato del Pd e membro della Commissione attività produttive – senza comprometterne il livello di decisione territoriale e la funzione mutualistica, obbligando però tutti a fare un salto di qualità. Mi rendo conto che è un cambio epocale, ma se pensiamo al ruolo straordinario che hanno avuto le singole bcc in questi anni di crisi, il fatto di elevarlo a sistema a partire dall’efficienza delle governance, non puo’ fare che bene».

Giovanni Pontiggia, presidente della Bcc dell’Alta Brianza – Alzate Brianza, usa l’aggettivo «culturale», apparentemente fuori contesto, ma fondamentale in ogni processo di cambiamento. «Chi è cliente di una Bcc – spiega Pontiggia – ha una percezione di unicità del suo rapporto. L’inserimento di una holding interviene in questo rapporto  garantendo un’autonomia modulare e meritocratica, stimolerà a fare bene e ci sarà per l’intera filiera più logica sulla qualità e anche sui rischi, nonostante fino ad oggi le bcc i loro panni sporchi li ha sempre lavati in casa propria».

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Pubblicato il 18 Marzo 2016
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