Da 25 anni in guerra col tribunale: “Voglio chiudere questa storia”

Nicholas Ottolina è il figlio di Floriano, per 20 anni custode giudiziario del Tribunale di Busto Arsizio. Dopo l'assoluzione dall'accusa di truffa riporta alla luce il caso delle auto in custodia mai pagate

autofficina floriano ottolina

Nicholas Ottolina ha poco più di 20 anni ma ha ereditato dal padre la tenacia. Suo padre è Floriano Ottolina, fino al 2009 custode giudiziario del Tribunale di Busto Arsizio dove venivano custodite le auto sequestrate dalle forze dell’ordine. L’autoparco Ottolina arrivò a contenere fino a 600 auto, una vicino all’altra, come è possibile vedere nella foto aerea che risale agli anni ’90.

Da tempo gli Ottolina stanno conducendo una battaglia che non trova sbocchi all’interno del Palazzo di Giustizia di Busto Arsizio. Nel 2009 subirono anche un’indagine a causa di 9 auto che il tribunale aveva ordinato di demolire per le quali il custode giudiziario aveva chiesto il pagamento della custodia.

A 6 anni da quell’indagine la Cassazione ha assolto Floriano Ottolina ma non gli ha restituito la dignità e i soldi: «Avanziamo dal tribunale qualcosa come 1,8 milioni di euro – spiega Nicholas che però precisa – voglio riprendere in mano la vicenda non per i soldi ma per restituire la dignità a mio padre e alla mia famiglia, lui ha pagato per la sua onestà e si è trovato contro proprio coloro che dovevano garantirla».

Nicholas ha un grosso peso dentro, ha visto l’officina in cui è cresciuto chiudere i battenti e in casa ha muri di classificatori per documenti che pesano come macigni sulla sua storia familiare: «Sono rimasto esterrefatto da come è stato gestito il caso di mio padre negli anni scorsi – spiega il ragazzo – spero che i nuovi vertici del tribunale sappiano valutare la situazione con maggiore equilibrio e senso di giustizia. Mio padre ha conservato tutta la documentazione relativa alle auto sequestrate per le quali chiede solo quello che era previsto da contratto, il pagamento della custodia e delle demolizioni».

Una breve cronistoria: nel 1991 Ottolina subentra nell’officina di via per Cassano e ne prosegue l’attività insieme alla moglie. Nel 2000 iniziano i primi problemi con l’esproprio di una parte del terreno su cui sorge l’autofficina e la necessità di demolire alcune auto in deposito: «Il Tribunale ordina la demolizione di 141 veicoli, mio padre esegue ma le demolizioni vengono pagate solo in minima parte, circa il 20%».

Da questo primo contrasto ne seguono altri. Diverse le richieste di pagamento inoltrate da Ottolina ma tutto rimane nei cassetti del palazzo fino a quando – dopo reiterate richieste e il deposito di un database monumentale e minuzioso delle auto e degli importi richiesti – il tribunale decide di rispondere e respingere le richieste definendo Floriano Ottolina e la moglie Tiziana «soggetti non legittimati alla custodia e all’ottenimento dei pagamenti».

Eppure le auto sequestrate continuano  ad arrivare a fiumi, le forze dell’ordine chiedono e ottengono che Ottolina prenda in custodia i mezzi. Lui lo fa, ligio al dovere: «Mio padre ha anche partecipato e vinto un bando di gara nel 2006 per diventare custode acquirente della provincia – continua Nicholas – a quel punto chiede la rottamazione di altri 400 veicoli per fare spazio ai nuovi e presenta una nuova istanza al Ministero di Grazia e Giustizia e alla Corte dei Conti».

La risposta non si fa attendere e arriva sotto forma di iscrizione al registro degli indagati con l’accusa di truffa allo Stato per 14 mila euro quando lui ne chiedeva 1,8 milioni. A gennaio 2015 arriva l’assoluzione ma dei soldi che lo Stato deve a lui e alla sua famiglia, manco a dirlo, non s’è visto nemmeno un euro.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Marzo 2016
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