I pescatori del lago costruiscono l’asilo nido dei persici

Le fascine di olmo portate sul fondale garantiranno la posa delle uova della specie pregiata. Una pratica secolare finanziata da un progetto di recupero del lago

Il lago deve tornare più pulito, ma anche diventare soggetto capace di dar da mangiare a chi decide di investire sul suo futuro.

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Nella pratica questo si traduce in diverse azioni che vanno dall’acquisto di un’imbarcazione per la pesca collettiva – il “Rierun” – alla resa “economica” per le specie invasive come gardon, siluro o carassio, quest’ultimo al mercato del pesce di Milano vale fino a 5 euro al chilo.

Poi, investire sulla protezione delle specie pregiate. Per esempio, continuare con la pratica secolare della “posa delle fascine”: rami d’olmo che vengono mandate a fondo così da permettere la posa delle uova del pesce persico.

Proprio quello che è avvenuto oggi, mercoledì 2 marzo nel tratto del lago di Varese fra Cazzago Brabbia e Biandronno, zona l’Isolino Virginia, dando seguito al primo passo di un progetto finanziato da Fondazione Cariplo e Fondazione Istituto Insubrico ricerca per la vita. Fondamentale il connubio fra queste realtà e i pescatori della Cooperativa che conoscono alla perfezione periodi e fondali.

Le fascine di olmo – un legname che ha un peso specifico maggiore di altre piante – , con l’aggiunta di alcuni pesi, permette che si formino dei cespugli sottomarini stabili sul fondale: sono le “nursery” per le uova di persico che dopo il periodo di “frega” le femmine vengono proprio qui, nelle legnaie sommerse, a depositare. Esse scelgono un posto sicuro capace di garantire agli avannotti di venire alla luce in un ambiente favorevole.

All’operazione di posa, avvenuta partendo dal nuovo molo di Cazzago Brabbia hanno partecipato Luigi Giorgetti (il Negus), Daniele Bossi, Gianfranco Zanetti, Ernesto Giorgetti (il Nesto) che sono gli ultimi quattro pescatori professionisti di questa Cooperativa nata nel 1922 quando i pescatori – e le famiglie – che gravitavano attorno a questa attività erano quasi dieci volte il numero attuale.

«Negli anni d’oro i pescatori erano ben oltre le trenta unità – ha spiegato Paolo Giorgetti, amministratore della Cooperativa – . Erano gli anni dei 100 quintali di anguille, e dei 400 quintali di persico che il lago dava ogni anno. Ora le cose sono cambiate ma crediamo che sia il momento di intervenire sul rilancio di questa realtà. Di puntare sul risanamento ma anche sull’opportunità che questo lago può dare al territorio, partendo anche dall’econimia delle attività ad esso collegate»

Il progetto sarà anche l’occasione per far conoscere ai più piccoli gli aspetti legati alla cultura dei luoghi e agli animali che popolano questo territorio: verrà difatti stampato volume dove i narratori saranno i pesci e gli animali che popolano il lago; si tratta di un’opera che verrà distribuita nelle scuole.

Alla posa delle fascine era presente anche Angelo Carenzi responsabile scientifico del progetto per la Fondazione Istituto Insubrico ricerca per la vita: «La Fondazione ha due obiettivi: promuovere la ricerca scientifica e contribuire la diffusione della cultura che ha a che fare con la scienza. Il progetto è interessante per divulgare la cultura scientifica legata alla flora e alla fauna e per trattare le problematiche legate all’inquinamento di varia natura. La Fondazione, inoltre dispone di laboratori di microbuologia e chimica analitica. Abbiamo le capacità e know how, per eseguire tutte le analisi del caso sui microorganismi».

La posa delle fascine è durata più di due ore: il materiale è stato caricato su di una chiatta a motore che ha raggiunto i punto ideali per far affondare il legname.

Un ringraziamento particolare per la documentazione di questa antica pratica la si deve a Claudio Bossi (il Duro), che ha accompagnato Varesenews in mezzo al lago.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Marzo 2016
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