Nell’alloggio con i richiedenti asilo tra chi porta torte e chi insegna l’italiano

Con i ragazzi vivono 24 ore su 24 anche due operatori della cooperativa più il cuoco, insieme ai volontari che durante il giorno frequentano l’abitazione

Ci sono 20 ragazzi poco più che ventenni, dei quali sette di origine pakistana e gli altri provenienti da Gambia, Senegal e Bangladesh. Sono tutti ospiti dell’alloggio gestito dalla cooperativa 4Exodus per l’accoglienza dei richiedenti asilo, come da richiesta del bando della prefettura di Varese.

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Nella casa per i richiedenti asilo di Castronno 4 di 7

4Exodus è una cooperativa che gestisce sostanzialmente due punti di accoglienza, uno a Gallarate e l’altro a Castronno in via Liguria nella frazione di Cascine Maggio dove dal 1 febbraio sono arrivati i primi ospiti.

In tutto sono venti ragazzi, dislocati nelle 5 stanze suddivise tra i due appartamenti da 180 metri quadri dove sono sono stati previsti anche spazi comuni come il salotto, la cucina, l’aula con i tavoli e la sala computer.

L’alloggio è sorto all’onore delle cronache negli scorsi giorni per ben due volte. La prima, ancora prima che arrivassero i primi richiedenti asilo, per una raccolta firme guidata da un vicino di casa contrario al loro arrivo. La seconda volta per una baruffa accaduta lo scorso week end che ha portato all’espulsione di uno dei ragazzi ritenuto responsabile di aver colpito al volto il cuoco della cooperativa.

Per questo siamo andati a vedere come è organizzato questo centro e capire da chi lo gestisce come stiano andando le cose. Ci ha accolto Marco Pagliuca, tra i responsabili della cooperativa 4Exodus, i due operatori della cooperativa Antonio Meleti e Ali Bashir Abobaker e, infine, il cuoco Alfredo che ogni giorno cucina per tutta la truppa. In visita c’era anche Giuliana Tadiello, consigliere di minoranza nonché presidente dell’associazione di cooperazione Good Samaritan Onlus, impegnata in questi giorni per cercare di capire le problematiche e dare una mano.Castronno richiedenti asiloAlcuni degli ospiti

La prima cosa a colpire nel racconto degli operatori è che, a dispetto di tanto rumore mediatico, il rapporto con il vicinato non sembra essere particolarmente teso: «nessuno è mai venuto qua a lamentarsi  – spiega Marco Pagliuca -, anzi, una donna molto gentile è venuta a portare delle torte e si è resa disponibile per venire ad insegnare geografia ai ragazzi. Qualcun altro ogni tanto si affaccia e fa qualche domanda ma in generale non ci sono stati problemi. Le uniche segnalazioni che arrivano sono indirette, ad esempio un pomeriggio dello scorso mercoledì pomeriggio quando qualcuno ha chiamato direttamente a Gallarate per lamentarsi degli schiamazzi ma è abbastanza inverosimile che provenissero da qua perché quel pomeriggio la casa era vuota».

L’accoglienza dei ragazzi non è ancora completamente strutturata, ci spiega Marco, perché in questo primo mese hanno avuto la precedenza tutti i controlli previsti dalla legge. Tutti i ragazzi sono stati visitati e gli sono stati fatti i test per rilevare l’eventuale presenza di malattie. Uno degli ospiti è rimasto in ospedale per un mese a causa del suo arrivo “burrascoso” via mare. Per tutto il viaggio è stato costretto a tenere una gamba in ammollo e l’altra vicino al motore del gommone, per questo è stato curato in ospedale e poi medicato, due volte al giorno, grazie ad una infermiera volontaria di Castronno avvertita dal parroco.

«Da una settimana  – spiega il responsabile – sono cominciati però i corsi di italiano grazie ad un’associazione di volontari di Castronno che molto gentilmente si sono offerti. Si tratta della Orizzonte e i corsi verranno tenuti per 6 giorni a settimana».

Castronno richiedenti asilo
Gli operatori della cooperativa Ali, Alfredo e Antonio

La cooperativa ha già richiesto di ripetere anche a Castronno alcune delle attività di pubblica utilità che vengono realizzate a Gallarate grazie ai richiedenti asilo: «abbiamo fatto un incontro con il Comune di Castronno perché vorremo che i nostri ragazzi dessero una mano, gratuitamente, alla comunità che ci ospita. Possono fare cura del verde, pulizia delle strade o come a Gallarate la tinteggiatura dei cancelli delle strutture pubbliche. È un modo per tenere impegnati loro e fargli anche imparare qualcosa di nuovo, speriamo di poter cominciare al più presto, per ora abbiamo chiesto al Comune di comunicarci di che cosa hanno bisogno».

Marco e il cuoco Alfredo ci hanno raccontato anche come è andato il “famoso” episodio del fine settimana che tanto scalpore ha suscitato: «in una comunità come questa con 20 ragazzi giovani è comprensibile che ci siano delle discussioni – spiegano -. Un ragazzo in particolare aveva però già creato diversi problemi: non voleva partecipare ai turni di pulizia e alle attività del gruppo e nella baruffa ha anche colpito al volto il nostro cuoco. Siamo perciò intervenuti immediatamente e abbiamo segnalato il colpevole del fatto alla prefettura che dopo qualche giorno lo ha allontanato dal centro. Ma a parte questo episodio la situazione qua è davvero molto serena, non c’è motivo di gonfiare o esasperare le cose».

Con i ragazzi vivono 24 ore su 24 anche due operatori della cooperativa più il cuoco, insieme ai volontari che durante il giorno frequentano l’abitazione. Ci spiegano che per la maggior parte del tempo gli ospiti partecipano alle attività organizzate, usano il computer o vanno a giocare a calcio nei campi messi a disposizione. Una volta a settimana il gruppo dei pakistani si ritrova con le comunità di altri paesi per l’immancabile match di cricket.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Marzo 2016
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