Pd lombardo: “Il Ticino abroghi la legge sulle imprese artigiane”
Lo chiedono i consiglieri regionali Alfieri e Gaffuri dopo l'entrata in vigore di nuove regole per gli artigiani intaliani
“Chiediamo subito e ufficialmente al Governo del Canton Ticino che la legge sulle imprese artigiane venga abrogata”, è la prima reazione di Alessandro Alfieri e Luca Gaffuri, consiglieri regionali del Pd e componenti della Commissione speciale rapporti tra Lombardia e Confederazione elvetica, al termine dell’audizione con Confartigianato, Cna, le Camere di commercio di Como, Sondrio e Varese e la Camera di commercio italiana per la Svizzera sul tema della cosiddetta Lia.
“Da quanto abbiamo potuto capire, nessun artigiano lombardo potrà più di fatto lavorare nel Cantone a partire da luglio – spiegano Alfieri e Gaffuri –. La normativa svizzera viene ammantata di un significato condivisibile, la sicurezza sul lavoro, il contrasto al lavoro nero, ma in realtà è discriminatoria. La richiesta dei titoli di studio e soprattutto degli anni di prestazione di lavoro in Svizzera sono tutti ostacoli spesso insormontabili: a conti fatti, poiché le nostre imprese potevano lavorare al massimo 90 giorni l’anno, facendo il calcolo sugli ultimi 11 anni di rapporti bilaterali, nessuno raggiunge i 5 anni minimi necessari a esercitare la professione, quando non ci sono titoli di studio riconosciuti dalla Confederazione”.
Anzi, la situazione è peggiore, secondo i consiglieri Pd: “Come ci hanno detto le associazione di categoria, la media dei giorni di lavoro delle nostre 15mila imprese è 21, mentre le 2-3mila imprese più piccole lavorano addirittura al massimo 2 settimane. E i costi per la pratica burocratica, tra l’altro, si aggirano sui 5mila euro. È evidente che, quando non è possibile, non conviene e d’ora in poi lavoreranno solo le ditte svizzere”.
Alfieri e Gaffuri precisano meglio i numeri, per altro già resi noti in una mozione alla Camera: “La norma, definita non per nulla anti-padroncini, coinvolge 4.548 ditte artigiane individuali e 9.835 dipendenti di società, per un totale di 14.383 italiani che nel corso del 2015 hanno prestato lavoro in Ticino”.
Per affrontare la gravità del fenomeno, i consiglieri Pd hanno, dunque, proposto in Commissione che “il Consiglio regionale si esprima con una risoluzione da trasmettere al Ministero degli Esteri, ma anche al Governo del Cantone”.
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