Vestire la finanza di etica non serve. L’etica va praticata

Dall'enciclica Caritas in veritate di Joseph Ratzinger ai moniti di Papa Francesco, passando per i movimenti di protesta contro la finanza senza regole. Alla Liuc ci si interroga sulla coscienza dell'investitore

Finanza etica

Durante la crisi, abbiamo sentito più volte affermare che nella finanza c’è bisogno di più etica, di regole chiare e trasparenza. Un bisogno tutt’altro che soddisfatto, alla luce degli ultimi scandali che hanno coinvolto alcune banche italiane e anche da quanto è emerso durante un interessante incontro organizzato dall’Università Liuc di Castellanza sul tema del rapporto tra investimenti finanziari e coscienza cristiana.

Distinguere tra ciò che etico e ciò che non lo è, quando si parla di un fondo di investimento, non è per niente semplice. «Esistono tre approcci: esclusione, inclusione e coinvolgimento – spiega Pierluigi Molla, commercialista e revisore contabile -. Possono essere usati singolarmente o in combinazione, ma questo non basta a garantire l’eticità di un fondo».

Secondo Eliana Minelli, docente di organizzazione aziendale e promotrice dell’iniziativa insieme a don Michele Aramini, l’investitore deve trovare punti di riferimento forti nelle scelte quotidiane perché l’unico elemento in grado di segnare una linea di confine tra ciò che è etico in finanza e ciò che non lo è, è proprio la coscienza dell’investitore. A questo proposito Molla cita una poesia di Papa Giovanni Paolo II . Costretto in gioventù a lavorare in una fabbrica polacca di componenti per le armi, il futuro pontefice si chiede se anche lui tornitore di “minuscole viti”, quindi di “frammenti di devastazione”, in qualche modo contribuisce all’orrore della guerra.

L’etica in economia non è dunque una questione di quantità, ma di consapevolezza del proprio ruolo nel sistema complessivo. E il fatto che dei 70mila miliardi di dollari investiti nei fondi, la percentuale di quelli etici sia ancora troppo bassa, nonostante i rendimenti di questi ultimi sia in linea con gli altri, fa pensare a un deficit di consapevolezza circa la destinazione dei soldi investiti.

Quando si parla di finanza ed etica, l’ambiguità è sempre in agguato. Paolo Tenti, uno che di fondi etici se ne intende, ricorda che Papa Benedetto XVI nella splendida (per profondità, chiarezza e forma) enciclica “Caritas in veritate” mette in guardia dall’abuso del termine «etico» e a fare attenzione alle banche che propongono fondi «cosiddetti etici».

Tra un’economia basata su un’etica amica della persona, auspicata da Joseph Ratzinger, e il liberismo sfrenato del premio Nobel Milton Friedman, che ha nel profitto l’unico obiettivo e limite, ci sono molte altre posizioni in parte mutuate dall’esperienza cristiana in parte da quella laica. Nella sua interessante relazione Tenti le ha percorse tutte, da quella dei frati francescani, veri pionieri dell’economia di mercato, fino alle recenti campagne e movimenti di opinione che osteggiano certi tipi di investimento.

Finanza etica
Valter Lazzari e Federico Visconti discutono sul ruolo del mercato

«C’è un passo dell’enciclica di Papa Ratzinger – ha sottolineato Tenti – dove si dice che gli operatori finanziari devono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività e che la retta intenzione, la trasparenza e la ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non devono essere disgiunti».

Fare dell’etica un business è l’anticamera del fallimento. Il comportamento etico in finanza non può essere una cosa di facciata perciò dare profondità e soprattutto effettività ad alcuni concetti è fondamentale per evitare casi come quelli di Banca Etruria o della multinazionale dell’energia Enron che produceva magnifici bilanci sociali nonostante fosse la protagonista della più grande truffa contabile della storia.

«La finanza non va demonizzata perché è il vero lubrificante del motore economico e del mercato . E un motore senza olio non puo’ funzionare». Per Valter Lazzari, docente degli Intermediari finanziari alla Liuc, la finanza rende efficiente il mercato, cioè lo aiuta a funzionare bene. «Il mercato – ha precisato l’economista – è il miglior meccanismo di coordinamento delle persone, perché lascia libertà di scelta, ed è un fattore di crescita e di sviluppo della società. L’etica rende più facile coordinare quei comportamenti».

Sulla capacità di autoregolamentazione dei mercati e sul ruolo di “lubrificatore” della finanza, solleva non pochi dubbi il rettore dell’ateneo di Castellanza, Federico Visconti,  che, rifacendosi alle parole di Papa Francesco circa la necessità di sviluppare un’economia di tutti e per tutti, replica al suo predecessore: «Sono un aziendalista e francamente sono più vicino alle fonderie che a Wall Street».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 04 Marzo 2016
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