Delia Cajelli, una vita per il teatro

Ecco la biografia di Delia Cajelli, la donna che è stata per anni anima del Teatro Sociale e alla quale dal 6 aprile è stata dedicata la sala di Piazza Plebiscito

delia cajelli

«La mia vita è passata tutta nel teatro e tutta per il teatro», amava dire Louis Jouvet. In quest’affermazione dell’attore francese si è sempre riconosciuta Delia Cajelli, «regista, artista, educatrice, anima e cuore» del Sociale di Busto Arsizio (Castrovillari, 26 febbraio 1946 – Busto Arsizio, 17 aprile 2015), l’ottocentesca sala di piazza Plebiscito che da mercoledì 6 aprile 2016 porterà ufficialmente il suo nome.

Mario Apollonio e Giorgio Strehler sono stati i suoi due più importanti maestri: con l’uno si è laureata nel 1970 all’Università Cattolica di Milano, con l’altro ha mosso i suoi primi passi nel mondo della regia al Piccolo Teatro. Fin dall’inizio della sua attività, che l’ha vista negli anni Settanta fondare a Busto Arsizio la compagnia «Gli Atecnici», la regista ha privilegiato il teatro di impegno civile e sociale, quello che «fa riflettere e solletica il pensiero». Ha lavorato con i giovani e per i giovani, proponendo loro spettacoli su grandi classici della letteratura internazionale e organizzando numerosi laboratori di recitazione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado.

Il Sociale di Busto Arsizio è stata la sua casa. Ne è stata il direttore artistico dagli anni Ottanta fino alla sua scomparsa. Lo ha trasformato in un «luogo di formazione e di produzione», inizialmente con la scuola di recitazione «Il metodo» e in seguito con il progetto «Officina della creatività», ma anche con numerosi spettacoli teatrali, molti dei quali hanno varcato i confini nazionali.
Difficile riassumere in poche righe il suo lungo curriculum, che l’ha vista altresì ricoprire il ruolo di direttore artistico della compagnia «AT.Theatre» (2002-2008) e di presidente dell’associazione culturale «Educarte» (2004-2015).
Per oltre trent’anni ha collaborato con il Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento e ha curato la regia di molte opere dello scrittore siciliano come «I giganti della montagna» (1974), «Questa sera si recita a soggetto» (1981), «Uno nessuno e centomila» (1989), «La nuova colonia» (1991), «Il fu Mattia Pascal» (1993), «Così è (se vi pare)» (1994 e 2000), «Il berretto a sonagli» (1995), «L’uomo dal fiore in bocca» (2003 e 2009), «All’uscita» (2003), «La giara» (2005, 2008 e 2012), «La patente» (2005, 2008 e 2012), «I vecchi e i giovani» (2006), «L’altro figlio» (2007), «Sogno, ma forse no» (2008), «Cecè» (2009) e «Sei personaggi in cerca d’autore» (2010).

Tra le collaborazioni prestigiose della regista si annoverano anche quelle con il Centro nazionale studi manzoniani di Milano per lo spettacolo «Il Conte di Carmagnola» (1984), con il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera per la messa in scena de «La figlia di Jorio» di Gabriele D’Annunzio (1988), con la Casa Goldoni di Venezia per l’allestimento dei «Memoires» (1993) e con il Centro nazionale studi leopardiani di Recanati per «Sonavan le quiete stanze e le vie d’intorno» (1998).

Delia Cajelli ha curato la regia di spettacoli come «La coscienza di Zeno» di Italo Svevo (1996), «Amleto…in prova» (2000), «La locandiera» di Carlo Goldoni (2001), «Aspettando Godot» di Samuel Beckett (2003), «Vita di Karol (Il mio Wojtyla)» (2011 e 2014) e«Donna de Paradiso lo tuo figliolo è priso», sacra rappresentazione proposta anche a Torino in occasione dell’Ostensione della Sacra Sindone del 2010.
La sua riduzione scenica dell’«Inferno» di Dante Alighieri, intitolata «Nel mezzo del cammin di nostra vita», è stata presentata anche in Germania, nel 2003, per conto della Società Dante Alighieri, andando in scena in numerosi teatri e spazi culturali tedeschi, tra i quali la splendida cattedrale di San Pietro a Lubecca.

La regista bustese ha scritto e diretto numerosi spettacoli sulla Shoah, ancora prima dell’istituzione della Giornata della memoria, meritandosi nel 2011 una targa dal Comitato Amici del Tempio civico Sant’Anna di Busto Arsizio per il suo «impegno culturale e civile a mantenere viva tra i giovani la memoria degli sterminati nei lager nazisti e a diffondere i valori della libertà, della solidarietà e della pace». Indimenticabile il suo allestimento del romanzo «Se questo è un uomo» di Primo Levi, che, dal 1997 al 2014, è stato presentato in numerosi teatri e auditorium scolastici. Sempre nel 2011, Delia Cajelli è stata premiata dal professor Enzo Lauretta, allora presidente del Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento, con una targa della Regione siciliana per il suo «impegno in campo culturale».

Ha collaborato a lungo con lo Ieo – Istituto europeo di oncologia di Milano, fondato dal professor Umberto Veronesi, in qualità di testimonial.
Quello di Delia Cajelli è stato un modo di vivere il teatro a 360 gradi: ha scritto testi drammaturgici; ha curato regie; ha insegnato recitazione a bambini e futuri attori professionisti con lo stesso impegno e la medesima dedizione.

Il palcoscenico era per lei uno specchio della vita o meglio dell’anima, un modo per guardarsi dentro. Sempre Louis Jouvet diceva, infatti, che «il teatro ti costringe a metterti di fronte a te stesso» e che «non c’è niente di più futile, di più falso, di più vano», ma «di più necessario» di quanto ti racconta un attore in scena, di quanto ti insegna la magia di una storia raccontata sul palco.

INFORMAZIONI
Teatro Sociale, piazza Plebiscito 8, 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax 0331.637289, info@teatrosociale.it (segreteria), press@teatrosociale.it (ufficio stampa). Sito internet: www.teatrosociale.it.

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Pubblicato il 06 Aprile 2016
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