Marito arrestato: “Ha soffocato la moglie nel sonno”

Un anno dopo la morte di Stefania, l'indagine del pm Ditaranto accusa Alessandro Argenziano di aver soffocato la moglie

Giallo Argenziano

Com’è morta Stefania? Le sorelle hanno urlato in questi mesi il loro dolore e le loro accuse: “Stefania Amalfi – hanno detto anche in tv – è stata uccisa dal marito”. Oggi la magistratura ha confermato i loro sospetti e la polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia contro Alessandro Argenziano, 40 anni di Varese, accusato dell’omicidio della moglie e di maltrattamenti verso la donna. Stefania, originaria di Vercelli, è deceduta il 26 aprile 2015 in una casa popolare di Bosto, in via Conca d’oro. Alessandro è una persona difficile, ben conosciuta dai  servizi sociali e dalle ambulanze che spesso di notte lo vanno prendere a casa per le sue crisi. Gira per Varese con le stampelle, è spesso in tribunale. Uno di quei personaggi che non passa inosservato.

Le sorelle di Stefania chiamano i giornali ad aprile dell’anno scorso,  vanno a “Chi l’ha visto?” Dicono che è stata soffocata e l’inchiesta della squadra mobile coadiuvata dal pm Sabrina Ditaranto lo conferma. L’avvocato difensore Stefano Amirante però afferma: “L’impianto accusatorio si basa sulla contraddittorietà di comportamenti e affermazioni di Argenziano – afferma – egli ha gravi problemi psichici. Non è stata fatta una valutazione sulla sua capacità di poter rendere dichiarazioni. Non ci si può basare su quel che dice. E’ inabile e ha avuto anche una tutela”.

Secondo le accuse, tuttavia, Argenziano picchiava Stefania e cercava di non farle sentire i familiari. La sera del 26 aprile 2015, l’uomo, dopo aver somministrato alla moglie una forte quantità di farmaco calmante, l’avrebbe ridotta in uno stato di semi incoscienza per poi soffocarla con un cuscino. Alla polizia dice che aveva in testa una calza di nylon. Il movente? Il desiderio di entrare in possesso di una polizza di risparmio che la donna aveva stipulato a proprio nome.

I familiari volevano convincerla a lasciare il marito, ma secondo le accuse il marito le aveva tolto il controllo del denaro, anche il portafoglio, convincendola persino  a cambiare il proprio medico curante a favore del medico dell’Argenziano, così da ritenere di controllarne persino la somministrazione dei farmaci.

Il delitto sarebbe stato coperto con una “messa in scena” per farlo passare come suicidio. La Amalfi aveva scritto una lettera in cui parlava di suicidio, ma i periti affermano che è stata scritta sicuramente in un tempo diverso dagli attimi precedenti la morte della donna, poiché la perizia conferma come la mano sia quella di una persona non obnubilata dai farmaci o in preda ad intenti suicidari.

Ciò lascia intendere che Argenziano, con il pieno controllo sulla vita della donna, l ‘abbia persuasa a scrivere quella lettera, allontanando da sé ogni sospetto.

Argenziano ha inoltre dichiarato di aver fatto di tutto per salvare la donna, comprese le manovre rianimatorie necessarie, mentre la comunicazione con l’operatore del 118 dimostrerebbe tutt’altro. 

L’arresto è avvenuto ad un anno esatto dalla scomparsa della ragazza, a Besozzo, presso l’abitazione della nuova compagna dell’uomo.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 26 Aprile 2016
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